lunedì 6 dicembre 2010

Finalmente a casa


Finalmente a casa.
Quanto ho agognato e temuto questo momento..
Curiosa ed impazziente come tutti i giovani, sono partita alla ricerca della felicità, convinta che la realtà che mi circondava fosse troppo stretta per me. Una mattina di buon'ora partii con il mio fagotto di sogni, convinta che passo dopo passo avrei trovato la mia strada. Ricordo come fosse ora l'aria frizzante che mi pizzicava il volto, che mi faceva sentire libera e pronta a tutto. Ero sola, e così volevo essere. Mi sono recata dai saggi che vivono sulla più alta vetta del mondo, per studiare con loro la natura dell'universo e il moto delle stelle. Ero convinta che conoscendo ciò che circonda il nostro piccolo pianeta avrei trovato risposta ai mille dubbi che mi assillavano, ma non fu così. Dubbi si aggiunsero a dubbi, e le difficoltà crebbero di giorno in giorno. Come può un piccolo essere come è l'uomo comprendere il tutto? Mi sentivo stordita da questa vana ricerca. Chiesi allora al saggio più anziano se almeno lui, nella sua ricerca durata una vita, avesse trovato delle risposte, e se così fosse felice. "Risposte? Qualcuna forse, insieme a moltre altre domande che non potevo lasciare inascoltate, e questo mi porta all'altra domanda. Sono felice? Conosco molte cose, più di qualsiasi uomo comune, ma no, non lo sono. La conoscenza non porta felicità se su di essa pesa lo spettro della solitudine. Dalla sommità del mondo riesco a scorgere la vita che brulica ai piedi del monte, ma non posso farne parte". Mi recai allora dai saggi che dimorano nelle profondità della terra, per studiare le rocce e la composizione della terra. Ora pensavo che le risposte si trovassero nella conoscenza degli elementi e dell'interazione che essi hanno tra loro. Ma anche qui mi sentivo stordita. Giorno su giorno i dubbi aumentavano, e non vedevo schiarita nella buia cortina che offuscava la mia mente. Chiesi allora al saggio più anziano se almeno lui, nella sua ricerca durata una vita, avesse trovato delle risposte, e se così fosse felice. "Risposte? Alcune, ma non sono felice. Molte delle ricerche a cui ho dedicato la vita se ne resteranno sepolte qui, nelle viscere della terra, finchè un altro stolto si farà ammaliare da esse. Ho osservato la vita delle persone che vivono sopra di noi, ma non ho mai provato la gioia che scorgo sui loro volti". Non sapevo più dove andare. Mi ero spinta alla sommità del mondo e mi ero fatta cullare dalle sue grotte buie, nonostante tutto non avevo trovato ancora le risposte che cercavo. Andai allora nel più grande regno del mondo, dove culture diverse si incotravano e ricchezza ed abbondanza la facevano da padroni. Qui sicuramente avrei trovato la pace. I giorni passavano e io imparavo sempre più cose su questo mondo sconfinato, sulle diverse culture ed etnie che lo popolavano. Però non vedevo la felicità negli occhi delle persone che incontravo per le vie. Un giorno mi feci coraggio, e fermai una donna riccamente vestita, che aveva per mano un bambino. Le dissi che sicuramente doveva essere felice, circondata da tutta quella bellezza e con infinite possibilità. "Felice io? Per carita! Conosco tutto del mondo che mi circonda, ma non conosco me stessa. In questo turbinare di colori e di diversità non c'è tempo per il singolo, ma solo per una collettività in continuo divenire. Ho tutto quello di cui ho bisogno, questo è vero, e mio figlio di certo non patirà la fame, ma non ho mai conosciuto l'amore. In questa società ci si sposa per convenienza, si valutano gli averi di una persona, non le sue virtu'. Nessuno mi ha mai giudicata per quello che sono, ne' nessuno mi ha mai chiesto se fossi felice. Che domanda curiosa mi ha posto". E si perse nella folla. Il cuore umano è capriccioso e spesso ci confonde. Corriamo dietro a chimere irraggiungibili senza renderci conto che la realtà è il sogno più bello che potremmo mai realizzare. Solo accettandolo potremo essere felici. La felicità è così sfuggente ed effimera che pochi sanno coglierla ed assaporare la sua dolce essenza, paghi del turbinare di emozioni che essa porta. Seguendo questi capricci ho vagato e vagato, per accorgermi che la mia vita fosse tutta qui, nella semplicità.

mercoledì 1 dicembre 2010

Sono tornata

Sono tornata.
Dopo lungo peregrinare, mi trovo qui, davanti a una scelta.
Accarezzo il portone di legno massicio,scuro, imponente, ma con delicate volute d'edera, che mi separa dal mio passato.
Sarò ancora bene accetta qui? Mi sentirò ancora a casa dopo tutto questo tempo?
Penso al passato, a tutto ciò che ho vissuto e ai passi che uno dopo l'altro
mi hanno fatta diventare quella che sono. Non è sempre stato facile, e spesso il sentiero
è stato in salita, costellato si imprevisti e avversità. I volti di tutti coloro che ho
incontrato nel cammino passano nella mia mente come un carosello e quasi mi stordiscono, non
facendo che aumentare i miei dubbi. Penso a quei rovi che mi hanno ferita, ma penso anche
a mani dolci che mi hanno curato. Penso a tutte le volte che sono caduta, e a tutte quelle
in cui mi è stata tesa una mano per alzarmi.
Quante volte mi sono sentita sola. Quante volte avrei voluto esserlo.
Vorrei ritrovare quella piccola stanza una volta così famigliare, piccolo rifugio da un mondo in costante divenire.
Chi mi dice che sarà tutto come un tempo? Una voce mi dice che non potrà mai esserlo, perchè
neanch'io sono più la stessa.
Nonostante tutto non ho il coraggio di entrare e mi attardo sulla soglia, finche lo sguardo
mi si poggia sulle mani. Sono sporche di terra, la madre da cui vengo e mi ha nutrito, che
non giudica le mie azioni ne' considera superflue le mie paure. Lei ama. Senza remore.
Il vento tra gli alberi mi porta il suo dolce canto, che mi accarezza gentile.
Mi volto. Le neve che ha imperversato nella giornata ha lasciato il posto a delicate nubi
rosate e il sole mi sorride dietro alle montagne. Una delicata nebbiolina si alza dal terreno.
Mi stringo nel mantello e calo il cappuccio, sorridendo.
Ho deciso. Come l'araba fenice, dalle ceneri mi ergerò.