giovedì 27 dicembre 2007

Capodanno: Celebrare nel mondo


Chissà quanti sono le usanze per questa festa nel mondo! In questo post ho cercato di fare una carrellata delle tradizioni di varie parti del mondo... Ma se ne conoscete altre non esitate a lasciare un commento! Questo blog deve crescere e non può farlo senza di voi! Lo so che siete timidi (no eh...) ma fatevi avanti!!!

Quando pensate al capodanno cosa vi viene in mente? A me una delle cose che mi salta subito alla memoria sono i fuochi d'artificio, i "botti". Avete mai pensato che dietro a questa pratica usuale ci fosse una motivazione? I "mortaretti" e le altre fonti di rumore emulano l'usanza del passato di fare del chiasso per scacciare gli spiriti maligni.

Sulla tavola(specialmente in italia)non possono mancare le lenticchie, che vengono mangiate a cena il 31 dicembre come auspicio di ricchezza per l'anno nuovo. Da usanza bisognerebbe prendere il primo assaggio con le mani, e contare quante lenticchie abbiamo raccolto. Questi saranno i soldi che ci porterà l'anno a venire.

Non possono poi mancare sulla tavola le melagrane(si si, proprio come a Samhain...qui vi è un punto di raccordo), il cui trionfo di chicchi è stato narrato da leggende in tutto il mondo e in tutte le letterature: come nel mito di Proserpina, che venne legata indissolubilmente a sé dal dio dell’Ade Plutone dopo aver addentato una melagrana: da allora simboleggia la fedeltà coniugale.

Un’altra pianta ritenuta beneaugurale è il vischio che secondo la tradizione dona prolificità sia materiale che spirituale( io personalmente tengo in casa un ramo di vischio, appeso sopra una strettoia del corridoio, ma lo attacco prima di Natale). Sacro ai popoli antichi, i Druidi lo usavano nei sacri cerimoniali e nelle celebrazioni di purificazione, mentre i Celti ritenevano che quest’arboscello nascesse dove era scesa una folgore e che una bevanda particolare composta di questa pianta fosse un potente elisir contro la sterilità.

E ora passiamo alle tradizioni nel mondo...

In molti paesi germanici c'è l'usanza di gettare nell'acqua stagno fuso allo scoccare della mezzanotte, proprio quando arriva l'anno nuovo. Poi, guardando la forma che si crea o l'ombra gettata da quella forma, tutti cercano di indovinare cosa ha in serbo l'anno nuovo.

In Germania si vive il capodanno come Carnevale, tutti mascherati e spumante a fiumi. Si offrono noci, o nocciole ed uvetta a tutti gli amici e i conoscenti. Nelle regioni protestanti si usa l'arringa affumicata, utile sembra anche a far passare la sbronza

In Messico, il primo gennaio, moltitudini di persone visitano "le colonne della vita" nelle rovine dell'antica città maya di Mitla. I visitatori usano circondare le colonne di pietra con le braccia, e stabilendo quanto spazio c'è fra le mani tese misurando con le dita, si suppone che corrisponda al numero di anni di vita della persona che abbraccia la colonna. Per tutta la giornata si accende e si spegne il fuoco gettando tra le fiamme pietre, pestelli o mestoli di legno, il piatto tradizionale è a basa di mais (simbolo d'oro).

In Giappone è comune preoccuparsi molto del primo sogno fatto per l'anno nuovo, perché si pensa che riveli ciò che accadrà durante l'anno avvenire. Per assicurarsi un bel sogno i giapponesi comprano amuleti e speciali foglietti su cui è scritta la buona sorte. Tutto questo ci rammenta i tentativi degli antichi babilonesi di indovinare il futuro il primo giorno dell'anno.

In Spagna, secondo un'antica tradizione popolare, dodici secondi prima della mezzanotte bisogna mangiare dodici chicchi d'uva, uno per ogni mese dell'anno. Porta bene indossare un indumento rosso la notte della vigilia e, dopo il tradizionale brindisi, le persone mettono un anello nella coppa in cui hanno brindato, per propiziare la buona fortuna.

In Francia la tradizione vuole che vi sia un'abbondanza di vischio per il Capodanno. Lo champagne, manco a dirlo, scorre a fiumi in ogni casa e a mezzanotte, dopo un’abbondante cena a base di prodotti tipici, come il foie-gras, si stappano le bottiglie e si lasciano volare i tappi.

In Grecia per Capodanno chiunque entri in casa per primo, a qualunque ora, deve buttare un melograno a terra, rompendolo. Più chicchi si spargeranno, più la fortuna toccherà i proprietari. A tavola si prepara la Vassilopitta, un pane all'interno del quale viene inserita una moneta d'oro o d'argento. La torta di pane viene tagliata secondo un rituale preciso, chiunque trova la moneta nella propria fetta sarà fortunato per l'anno futuro.

In Inghilterra i giochi tradizionali sono pescare con le dita frutta secca che galleggia su un liquore infiammato, saltare su di un cerchio di tredici candele disposte sul pavimento senza spegnerne nemmeno una(salto dei fuochi..... :) ) e mangiare una mela infilata in un bastoncino sospeso ad un filo senza spegnere la candela infilata sull'altra estremita'.

In Russia si fa l'albero il 31 e si aspetta la mezzanotte scandita dalla Torre Spasskaja del Cremlino per ballare e mangiare: prugne secche farcite di nocciole ricoperte da panna acida.

In India e' proibito stare in casa : vestiti di nuovo bisogna scendere in strada a ballare e banchettare con pollame e riso.

In Usa si brinda con una specie di zabaione a base di brandy, uova, miele e spezie. Nella parte orientale si esce di casa per rientrare con qualcosa di vecchio, una pietra, un ramo, simboli di fortuna. A mezzanotte tenere un penny in mano per assicurarsi soldi tutto l'anno.

Nel Sudamerica ci si veste tutti di giallo colore dell'oro, del sole e della luce. A mezzanotte si mangiano dodici chicci di uva nera esprimendo un desiderio per ciascuno e il capofamiglia sulla porta di casa, girando la schiena alla strada, versa il contenuto di un bicchiere di vino scacciando cosi' la sfortuna.

Capodanno : Le origini


In questo post vorrei parlare un po' del capodanno del passato, delle sue "origini" per così dire... Inoltre tralascerò volutamente tutta la parte sul capodanno celtico, in quanto Samhain sotto certi aspetti assomiglia a questa celebrazione, ma sotto altri si discosta notevolmente, in quanto l'accezione di discesa agli inferi è più propia di Ognissanti che del moderno capodanno. Lascerò quindi più spazio ad altre culture e tradizioni.

Pare che il Capodanno abbia le sue origini in Mesopotamia, sin dai remoti giorni del II millennio a.C.. Il loro capodanno corrispondeva al giorno della prima luna nuova dopo l'equinozio di primavera(vi era quindi una profonda accezione di rinascita). I mesopotamici credevano che l'universo fosse nato dopo una violenta lotta fra il loro dio Marduk e la dea del caos Tiamat. La vittoria andò a Marduk, il quale, con la forza, impose l'ordine sul caos. Ogni anno la sua impresa era commemorata all'arrivo Dea Tiamatdelle piogge portatrici di vita. Dato che il re rappresentava l'ordine, per circa 11 giorni egli si ritirava, e la popolazione ricreava letteralmente il caos bevendo, permettendo agli schiavi di insultare i padroni e commettendo atti immorali. Per quella particolare occasione, tutti gli dei babilonesi erano portati in città e partecipavano ad una solenne processione, per aiutare Marduk a vincere la battaglia contro Tiamat. La grande battaglia veniva rivissuta attraverso la lettura pubblica dell'Enuma elish, l'epopea della creazione che ne narrava la storia. In quelle occasioni era normale assistere a riti di esorcismo e altre usanze esoteriche nel tentativo di scacciare gli spiriti maligni che turbavano l'armonia.

Si trovano cenni alla celebrazione del Capodanno anche tra gli antichi Egizi.
Gli antichi egizi festeggiavano il capodanno all'alba del giorno in cui Sirio sorge immediatamente prima del sole. e cio accade ogni 365,25 giorni circa. Qui la protagonista diventava Hathor, la dea dell'amore e della gioia, della musica e della danza. Divenuta in seguito la regina dei morti, aiutava questi ultimi a raggiungere il cielo con una scala. Il giorno di Capodanno era l'anniversario della sua nascita ed era celebrata con grandi feste. Prima Dea Hathor dell'alba le sacerdotesse portavano fuori sulla terrazza l'immagine di Hathor per esporla ai raggi del sole nascente. Il tripudio che seguiva era un pretesto per darsi ad una vera e propria orgia, e il giorno si concludeva fra canti e vino.

Per i maya vi sono due correnti diverse di pensiero. Secondo alcuni il loro capodanno veniva festeggiato il giorno in cui la costellazione delle pleiadi raggiungeva lo zenith, e dovrebbe coincidere intorno al 25 luglio. Ma pare che questo si basi su un falso calendario maya. In effetti la loro festa piu importante era il giorno del solstizio di inverno, ossia il giorno piu corto dell'anno, in cui si temeva che il Sole li avrebbe abbandonati per sempre. Era cosi compito del sacerdoti praticare un rito che serviva per "trattenere" il sole. Consisteva nel legare una corda a una particolare pietra sacra, che simboleggiava il sole, e al tramonto il sacerdote "tirava" la corda come appunto a voler trattenere il sole.
E a quanto pare, questo rito magico funzionava, visto che gia dal giorno successivo le giornate ricominciavano ad allungarsi.


Di qui le celebrazione portate in auge poi dal popolo romano( marzo innoltrato). Nell'antica Roma il primo dell'anno era dedicato a Giano il sacro dio bifronte. A lui il sacerdote offriva farro mescolato a sale e una focaccia di cacio grattugiato, farina, uova e olio cotti al forno, forse per propiziare l’influenza benefica del dio sulla natura e sui frutti raccolti. Tale divinità si diceva avesse due facce e due fronti: l'una rivolta indietro verso il passato e l'altra rivolta avanti verso il futuro. Ecco perché Giano era considerato il dio dei passaggi e delle porte, degli inizi e dei termini e da qui il nome gennaio. Anche in questo caso, l'inizio dell'anno nuovo assumeva un significato religioso mescolato però ad una sregolatezza ed a festeggiamenti sfrenati in onore di questa divinità romana. Quel giorno di Capodanno i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi in un candido vaso miele con datteri e fichi rugosi accompagnati da ramoscelli di alloro come augurio di fortuna e felicità.

Con il Capodanno, quindi, ci troviamo di fronte ad una celebrazione che sembra senza alcuna connotazione religiosa, ma che invece ha dimostrato attraverso il tempo di trovare le sue origini proprio in ricorrenze religiose antichissime.


Un'ultima curiosità:
in Italia, il regime fascista, tentò di imporre come primo giorno dell'anno il 28 ottobre, giorno della marcia su roma.

Capodanno: Cristianizzazione


Per alcuni giorni sarò impossibilitata a scrivere sul mio caro blogghino quindi inizio con una carrellata degli argomenti che volevo trattare in questi giorni. Non vogliateme se parto un po' x tempo! (va be' insomma un 4 giorni, mica tanto)

Allora allora parliamo del Capodanno. Per noi pagani il capodanno è collocato nella notte a cavallo tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre, la notte di Ognissanti (per dirla all'italiana), o di Halloween, ed è detto Samhain, ma nel nostro paese si celebra il passaggio all'anno nuovo il 31 Dicembre, come dettato dal calendario Gregoriano, entrato in vigore il 15 ottobre 1582, ufficiale della maggior parte dei paesi del mondo. Esso prende il nome da papa Gregorio XIII, che lo introdusse nel 1582, con la bolla papale Inter Gravissimas promulgata dalla sua residenza di Villa Mondragone (presso Monte Porzio Catone). È una modificazione del calendario giuliano, che era in vigore in precedenza. Si tratta di un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni. L'anno si compone di 12 mesi di durate diverse (da 28 a 31 giorni), per un totale di 365 o 366 giorni. Gli anni di 366 giorni sono detti bisestili: è bisestile un anno ogni quattro, con alcune eccezioni. (Ma tutti voi lo sapete! :) ) . Non in tutto il mondo il capodanno è celebrato nella stesso giorno, anzi!
  • Secondo il calendario cinese il Capodanno si festeggia il giorno della seconda luna piena dopo i solstizio d'inverno boreale (21 dicembre), che cade in un periodo variabile tra il 21gennaio ed il 21 febbraio". Quest'anno (2007) cadrà il 18 febbraio.
  • Il Capodanno vietmanita, il Tết, si festeggia in concomitanza a quello cinese.
  • Il Capodanno islamico si festeggia il primo giorno del mese di Muharram, cioè tra la fine di Gennaio" ed i primi di Febbraio
  • Losar, il capodanno tibetano, cade tra gennaio e Marzo.
  • In Iran il Norouz coincide con l'Equinozio primaverile (21 marzo). Anche il Naw-Ruz della Fede Bahá'í condivide lo stesso giorno.
  • La festa Telegu(Ugadi) si colloca tra i mesi di marzo ed AprileIn Thailandia, Cambogia Birmania Bengal, la data è invece compresa tra il 13 aprile 15 aprile dello stesso mese.
  • La festa Mapuche si chiama invece We Tripantu ed ha luogo il 24 giugno. La data coincide con il Capodanno Inca (Inti Raymi).
  • Il Rosh haShana, il Capodanno ebraico, occorre generalmente nel mese di Settembre
  • Enkutatash e il Capodanno etiopico, in data 11 settembre
    • L'anno nuovo indù si festeggia due giorni prima il Diwali, cioè a metà Novembre


Comunque sia, sia nella cultura della maggior parte degli italiani, sia nel comune pensare, il capodanno è appunto collocato tra 4 giorni, giorno della Circoncisione di Gesù. Va ricordato che per i Semiti la circoncisione non è solo la recisione del prepuzio praticata come trattamento della fimosi ma una sorta di sacramento, una iniziazione che avviene otto giorni dopo la nascita e che traghetta il neonato dal limbo nel mondo delle virtù e della sapienza.

Come si fece a sdradicare i vecchi acpodanni esistenti in tutte le culture con il nuovo "cristianizzato"? Come sempre con l'ingiuria e la paura (purtroppo in passato i cristiani non si sono comportati troppo bene con chi era diverso da loro..)
Nel VII secolo i pagani delle Fiandre, seguaci dei druidi, avevano il costume di festeggiare il passaggio al nuovo anno; tale culto pagano venne deplorato da Sant'Eligio (morto nel 659 o nel 660), che redarguì il popolo delle Fiandre dicendo loro:

"A Capodanno nessuno faccia empie ridicolaggini
quali l'andare mascherati da giovenche o da cervi,
o fare scherzi e giochi,
e non stia a tavola tutta la notte
né segua l'usanza di doni augurali o di libagioni eccessive.
Nessun cristiano creda in quelle donne che fanno i sortilegi con il fuoco,
né sieda in un canto, perché è opera diabolica"
.


Potete ben capire l'effetto che fece sulle masse... A quell'epoca vi erano modi non troppo gentili per sottolineare le parole...E certamente in pochi vollero od ebbero il coraggio di andare contro alla chiesa ormai imperante (con le conseguenze che tutti sappiamo),
Così, anche in questo caso, i vecchi riti passati vennero sostituiti da nuovi.

martedì 25 dicembre 2007

Dies Natalis Solis Invicti


Innanzitutto volevo augurare un

Buon Natale a tutti!!


Non voglio assolutamente sembrare blasfema(per molti pagani un'affermazione così può portare al pubblico sdegno!), voglio solo augurarvi un sincero buon natale. Capisco, i pagano in teoria non festeggiano il Natale...Appunto, dico in teoria. Chi è che tra noi non ha assaggiato una bella fetta di panettone? E chi riesce a rimanere insensibile di fronte a un bell'albero di Natale con tante lucette splendenti? ( Io sono particolarmente attratta da ciò che luccica ma questa è un'altra storia :) ). Ricordo ancora quando da bambina aspettavo con un luccichio negli occhi l'arrivo di Babbo Natale... Lo so, è una festa consumistica, ma voi potete fare in modo che diventi qualcosa di più, potete celebrare il vostro Yule, con qualche giorno di ritardo, con la vostra famiglia. Perchè, forse, se ci prestate caso le somiglianze sono notevoli...Cosa Succede a Yule? Nasce il nuovo re dell'anno...Vi ricorda niente un certo Gesù che guarda caso nasce proprio oggi? E non è colui che con il suo sacrificio ha fatto redimere il genere umano? Tutto ciò, non so, mi puzza parecchio di ruota dell'anno, di re che con il suo sangue fa tornare di nuovo fertile e produttiva la terra... E poi, c'è un dogma nel cristianesimo, la triplice natura di Dio: Padre, Figlio e Spirito Santo.. A voi le conclusioni. Ma ricordate: abbiamo più cose in comune di quante ci dividano.


Torniamo al vero argomento del titolo.
La festività del Dies Natalis Solis Invicti ("Giorno di nascita del Sole Invitto") veniva celebrata nel momento dell'anno in cui la durata del giorno iniziava ad aumentare dopo il solstizio d'inverno: la "rinascita" del sole. Il termine solstizio viene dal latino solstitium, che significa letteralmente "sole fermo" (da sol, "sole", e sistere, "stare fermo"). Se ci troviamo nell’emisfero nord della terra, nei giorni che vanno dal 22 al 24 dicembre possiamo infatti osservare come il sole sembra fermarsi in cielo, fenomeno tanto più evidente quanto più ci si avvicina all’equatore. In termini astronomici, in quel periodo il sole inverte il proprio moto nel senso della “declinazione”, cioè raggiunge il punto di massima distanza dal piano equatoriale. Il buio della notte raggiunge la massima estensione e la luce del giorno la minima. Si verificano cioè la notte più lunga e il giorno più corto dell’anno. Subito dopo il solstizio, la luce del giorno torna gradatamente ad aumentare e il buio della notte a ridursi fino al solstizio d’estate, in giugno, quando avremo il giorno più lungo dell’anno e la notte più corta.
E proprio il 25 dicembre sembra rinascere, ha cioè un nuovo "Natale".
Questa interpretazione "astronomica" può spiegare perché il 25 dicembre sia una data celebrativa presente in culture così distanti tra loro. E forse può farci riflettere.


sabato 22 dicembre 2007

Torta/ Tronchetto di Yule


Oggigiorno non è facile per tutti poter celebrare la parte del ceppo, quella in cui si fa ardere un ceppo nel camino di casa, sempre per ricordare la lotta tra il re Quercia e il re Agrifoglio.
Non è senza dubbio la stessa cosa ma perchè non fare un trochetto dolce? Non avremo i tizzoni carbonizzati da usare per tracciare cerchi e sigilli, ma senza dubbio ci consoleremo un pochino con questo dolce, e possiamo farlo anche se non abbiamo un caminetto! (anzi, anzi, sembra provato che venga meglio a chi ne è privo!!!)

Ingredienti

150 g di burro,
150 g di zucchero,
180 g di farina,
100 g di Marsala secco,
100 g di gherigli di noce tritati,
50 g di gherigli di noce interi,
50 g di miele,
10 g di lievito in polvere,
4 uova.

Per la crema al burro:

100 g di zucchero a velo,
80 g di burro.

Per la salsa al cioccolato:

50 g di cioccolato fondente,
30 g di panna montata.


Preparazione:

Scaldate il forno a 180°.
Imburrate e infarinate una tortiera di 22 cm di diametro.
In una ciotola, lavorate il burro, lo zucchero e il miele; unite, una alla volta le uova e mescolate fino a quando otterrete un composto spumoso.
Incorporatevi la farina setacciata con il lievito e 50 g di gherigli di noce tritati. Versate il composto ottenuto nella tortiera e infornate per trenta minuti.

Trascorso il tempo di cottura indicato, togliete la torta dal forno e fatela intiepidire; sformatela e fatela raffreddare su una griglia.

Per la crema al burro: montate il burro con lo zucchero a velo.

Per la salsa al cioccolato: fate fondere il cioccolato a bagnomaria, toglietelo dal fuoco e incorporatevi la panna montata, mescolando energicamente.

Dividete la torta in due, in senso orizzontale, e innaffiate la parte inferiore con la metà del Marsala; farcitela quindi con la metà della crema al burro.
Sovrapponetevi l'altra parte di torta e spalmate sopra e lungo il fianco il resto della crema.
Glassate la superficie della torta con la salsa al cioccolato(facendo sembrare la superficie un tronco) e fate aderire alle pareti i gherigli di noce tritati rimasti.
Guarnite con i gherigli di noce interi.


Inoltre, se siete brave in cucina, potete far diventare la vostra torta un vero e proprio tronchetto, arrotolando l'impasto che avete ottenuto, invece di comporre la torta a strati.

E se proprio proprio volete sbizzarrirvi, potete fare dei funghetti di cioccolato o altre decorazioni in zucchero!

Caffè di agrifoglio


Essendo questo il sabba in cui vi era il passaggio di potere tra il vecchio re Agrifoglio, simbolo dell'inverno che deve morire, al giovane re Quercia, simbolo del nuovo anno che sorge e nuova vita e della primavera che ritorna, quale può essere una delle pietanze tipiche da preparare in quest'occasione? Il caffè di Agrifoglio certamente! Si può ettenere una sorta di caffè molto energetico dalle foglie dell'agrifoglio tostate e macinate, utilizzate appunto come caffè.

Ingredienti per 4 persone

500 g di foglie di agrifoglio
(sempre facendo attenzione alla provenienza)


Preparazione:

Raccogliete foglie verdi non intaccate e
fatele tostare nel forno a 150 gradi
fino a quando non saranno completamente seccate,
poi passatele nel frullatore.
Conservatele in vasi di vetro, come il caffè normale.
Potete utilizzare una comune moka per la preparazione del caffè
o usare il metodo dell'inusione nel pentolino di acqua appena bollita,
come un tempo facevano con il caffè di faggiole e cicoria.

Bagni per Yule


Voglio condividere con voi questo bagno creato per Yule ( l'avevo trovato da qualche parte, ma con il casino che ho sul pc non mi ricordo dove...Scusatemi!)

Bagno di Yule di bolle

1 bicchiere di olio di mandorle
1/2 bicchiere di shampoo senza profumo
1 cucchiaio di estratto di vaniglia
1/4 bicchiere di miele

Mischiate tutti gli ingredienti, usare 1/4 per ogni bagno


Un altro bagno che potete provare potrebbe essere il seguente...

Bagno di Yule•

Riempite la vasca aggiungendo

un bicchiere di latte,
Barrette di cannella
3 gocce di olio di limone
una tormalina nera

incenso alla cannella
candele nere e dorate

Dico la verità: non li ho mai provati ma sono dell'idea che non possa esistere un bagno giusto e uno sbagliato...Se volete fare un bagno per purificarvi prima del sabba o volete farlo diventare parte integnante del vostro rito, affidatevi solamente alla vostra creatività e al vostro istinto, e così certamente non potrete sbagliare! Chiudete gli occhi e pensate a cosa vi ricorda yule, a cosa vi fa pensare alla festa.... e create! Io così ho avuto molte illuminazioni e ho creato riti che sono risultati molto efficaci.... Un ultimo consiglio: se avete la neve vicino a voi usatela! Cosa c'è di maggiormente evocativo della dolce e soffice neve fresca? Ma mi raccomando....Prendetela solo dove molto pulita e lontano dalle strade! Certamente non eviterete lo smog ma almeno ci avete provato.......


venerdì 21 dicembre 2007

Yule



La notte più lunga quando la Dea dà alla luce la vita e il Sole ritorna.



La notte del solstizio invernale è la notte più lunga dell'anno. L'oscurità trionfa, e già prepara il cammino e si trasforma in luce. Il respiro della natura è sospeso. Tutto aspetta nel calderone,e il Re Oscuro si trasforma nella luce infante. Aspettiamo l'alba non lontana, quando la Grande Madre da vita al Sole Bambino, che porta con se speranza e la promessa dell'estate. Poichè è una festa solare, è celebrata col fuoco e il nome di Yule. La parola Yule si crede derivi dalla parola scandinava o anglosassone "Iul", o addirittura dal norvegese "jul" che significa "ruota", quindi una data che segna il punto definitivo nella Ruota dell'Anno.
Inoltre Jolfoor (padre di Yule) e Jolnir (Yule) sono nomi di Odino. Alcuni credono che Odino in realtà fosse colui che desse i regali. Prima che Babbo Natale diventasse popolare nell'epoca vittoriana come un elfo grasso e felice, era mostrato alto e longilineo, con un lungo vestito nero, invece che rosso e bianco. Le prime legende raccontano che Babbo Natale guidasse un cavallo bianco, non una slitta piena di renne. Questo ci ricorda per l'appunto Odino e Sleipner. Il vecchio "Babbo" era anche una figura molto particolare, a tratti terrorizzante, soprattutto per le persone cattive e con intenti poco onorevoli.


La tradizione cristiana dell'albero di Natale ha le sue origini nella celebrazione pagana di Yule. Famiglie pagane avrebbero portato un albero in casa così che gli spiriti dei boschi avrebbero avuto un posto dove restar caldi nei mesi invernali. Campanelle sarebbero state appese ai rami così si poteva riconoscere quando uno spirito era presente. Il cibo era appeso per farli mangiare e una stella a cinque punti, il pentagramma, simbolo dei 5 elementi, era messo a capo dell'albero. I colori della stagione, rosso e verde, sono anche di origine pagana, così come l'abitudine di scambiarsi i regali.
Così come gli alberi da frutta, anche i sempreverdi sono un elemento fondamentale delle celebrazioni del solstizio invernale. L'albero sempreverde, che mantiene le sue foglie tutto l'anno, è un ovvio simbolo della persistenza della vita anche attraverso il freddo e l'oscurità dell'inverno. La birra e il pane venivano offerti agli alberi in Scandinavia. L'albero di Yule rappresentava la fortuna per una famiglia così come un simbolo della fertilità dell'anno che sarebbe arrivato.
Come festa del sole, Yule è celebrato attraverso il fuoco e l'uso di un ceppo. Un pezzo del ceppo è salvato e tenuto durante l'anno per proteggere la casa. Questa antica tradizione di matrice inglese era fatta con un ceppo di Quercia che era tagliato, decorato con aghi di pino e pigne e quindi bruciato nel caminetto per simbolizzare il sole che torna.
Un tipo diverso di ceppo di Yule, sicuramente più utile per i praticanti moderni, è quello che viene usato adesso e che ha la base per tre candele. Trovate un ramo piccolo di quercia o pino, fate tre fori per tenere tre candele: rossa, verde e bianca (stagionale), verde oro nera (il dio sole) o bianca, rossa e nera (la Grande Dea). Decoratelo con del verde (io preferisco l'edera e il vischio), boccioli di rosa, chiodi di garofano, usate della farina per mimare la neve. Questo ceppo può essere bruciato dopo Yule o conservato per l'anno seguente. Fate attenzione che qualsiasi ceppo prendiate non sia preso da un albero vivo e che il permesso sia stato chiesto e sia stato ricompensato con un'offerta.
Ricordiamo anche l'importanza della ghirlanda, in quanto simbolo di Yule, perchè rappresenta la ruota che sempre gira e il cerchio senza fine che ogni volta si compie. Insomma, la natura infinita della vita. E' tradizione fare una ghirlanda di vischio e rami di abete per simboleggiare l'antica ruota attraverso cui passavano i pagani dei tempi.

domenica 16 dicembre 2007

Ricetta del sapone di marsiglia

Oggi volevo dare a tutti voi la ricetta per fare da soli in casa il sapone di marsiglia( quello bianco per lavare i vestiti, per intenderci :) ). Premetto di non aver mai provato la ricetta, ma ho deciso di postarla ugualmente in quanto mi sembra molto buona.
Se vi piace sporcarvi le mani con strani pastrocchi o vi piace fare esperimenti fatevi sotto!!

SAPONE DI MARSIGLIA
In percentuale
A) olio ( burro) di cocco.......50
Olio di Mandorle..................16,5
B) Sodio idrato gocce ( titolo 98%)...8
Acqua demineralizzata....................21
C) Burro di Karitè ( o Cera d'api) ......2
Olio essenziale di Lavanda...............2,5
Scaldare fase A 80°. Aggiungere Sodio idrato all'acqua ( e non viceversa) e portare a 80°. Raggiunta questa temperatura unire le due fasi sotto agitazione energica almeno per 10 minuti. Iniziare il raffreddamento sempre agitando. Al punto del nastro , cioè quando la massa si sta rapprendendo, aggiungere il burro di karitè precedentemente fuso e l'olio essenziale di lavanda sempre sotto agitazione. A questo punto travasare il tutto in una vaschetta di plastica o altra forma ( ricordarsi di ungerla bene) e lasciare raffreddare il tutto per almeno 48h. Trascorse , togliere il sapone dalla forma e tagliarlo a proprio piacere. Lasciarlo a riposo sotto coperta per almeno 4 settimane prima di poterlo usare.
come si conserva: Prodotto finale anidro non servono conservanti.

martedì 11 dicembre 2007

Il laboratorio del graal in difesa dei luoghi sacri


Il Laboratorio Musicale del Graal si adopera in favore dei popoli naturali che lottano per la difesa delle loro tradizioni e dei loro luoghi sacri. Succede nell'ambito della manifestazione <>, iniziata il 25 ottobre e che fino al 20 dicembre propone una serie di eventi legati all'ecospiritualità (l'anima antica che lega i popoli naturali del pianeta). Il LabGraal, oltre a farsi promotore dell'intera kermesse, scende in campo in prima persona, giovedì 13 alle 21,30, per un concerto al cinema Empire di piazza Vittorio Veneto 5.
Con ingresso gratuito si assiste allo spettacolo del gruppo torinese, basato essenzialmente sul nuovo disco intitolato <>. Colonna sonora dell'omonimo film diretto da Stefano Milla e interpretato dagli stessi membri del Laboratorio, il cd esplora in 19 tracce le tradizioni musicali di alcuni popoli con i quali Rosalba Nattero e compagni si sono rapportati negli ultimi anni, dagli aborigeni australiani agli apache dell' Arizona, fino ai nativi africani. Oltre a ciò, non mancano i consueti rimandi alla musica celtica, da sempre prerogativa del LabGraal.


Io purtroppo non potrò andarci a causa degli esami e del troppo studio.....Chi ci potesse andare posti le sue impressioni dopo-concerto!

domenica 9 dicembre 2007

La bevanda delle fate


Le fate realizzavano una bevanda che faceva in modo di capire se una persona stava mentendo e vedere in un futuro lontano di almeno 8 anni.

Ingredienti

per un bicchiere:
- 1/2 bicchiere di latte
- 1/2 tazza di petali di rosa freschi
- 3 violette
- 1 mela
- una manciata di gelsomini
- 2 cucchiaini di miele

Preparazione:
Lavate i petali di rosa accuratamente per eliminare insetti e tracce di pesticidi.
Lo stesso vale per le violette e i gelsomini (cercate di non strofinare troppo i fiori, in modo che non si rovinino).
Sbucciate la mela. Infilate tutto nel frullatore, frullate e servite!

lunedì 3 dicembre 2007



Ecco una dedica ai nostri cari amici lupi.
Bistrattati, spesso temuti. Cacciati. Ma qualcuno si è soffermato sui pensieri del lupo?


Egli corre nella notte.
Cerca un posto per proteggersi.
Perchè essi lo cacciano ancora?

Il suo cuore....batte così veloce.
Nessun suono... ma gli stanno dietro.
Timidamente egli cerca la sua strada.

Si muove solo per un pò di nutrimento
Forse in branco
Certe volte si sente così solo.
E' l'ultimo della sua razza.
Tutti i suoi compagni sono morti.
L'uomo ha segnato il suo fatale destino

I suoi sogni gli parlano di tempi antichi
Dove lupi e uomini correvano gli uni affianco degli altri.
Quale lucente libertà doveva esserci.

Fu compagno di donne selvagge,
e idolatrato come animale totem.
Ma improvvisamente tutto cambiò
Quando gli uomini con falsi dogmi arrivarono.

Essi lo chiamarono la bestia maligna.
Ma tu sei la vera bestia maligna.
Tu che maledicesti i figli più nobili della natura.
Egli ora piange alla luna.
Una lacrima luccica nelle tenebrose nebbie.
Riesci sentire la serenata dell'ultimo lupo?

Solo egli siede in riva al lago
La sua immagine nelle acque è il suo unico amico.
Riesci a sentire la serenata dell'ultimo lupo?



Andrea Nebel Haugen

sabato 1 dicembre 2007

Sirene...Il canto


Abbiamo già visto come il canto delle sirene stregasse i malcapitati che ne venivano a portata...Nessun uomo poteva resistere a questo e, appena udito, veniva colto da una pazzia improvvisa, lasciava ogni occupazione per gettarsi in mare per tantare di raggiungere la fonte di tanta leggiadria. Chi non moriva annegato si lasciava facilmente uccidere.
La follia era però appunto momentanea perchè chi riusciva a sfuggire alle ammaliatrici ritornava sano appena fuori dalla portata del canto.
Si dice che il canto fosse udibile da anche 200 metri di distanza.

In merito al canto inserisco una canzone di De Gregori


Il canto delle sirene
(F. De Gregori)

Non sarà il canto delle sirene che ci innamorerà,
noi lo conosciamo bene, l'abbiamo sentito già,
e nemmeno la mano affilata,
di un uomo o di una divinità.
Non sarà il canto delle sirene
in una notte senza lume,
a riportarci sulle nostre tracce,
dove l'oceano risale il fiume,
dove si calmano le onde,
dove si spegne il rumore.
Non sarà il canto delle sirene, ascoltaci o Signore.
Mio padre era un marinaio, conosceva le città,
mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa.
Mio figlio non lo conosce, mio figlio non lo saprà,
mio padre era un marinaio, partito molti mesi fa.
Non sarà il canto delle sirene, nel girone terrestre,
ad insegnarci quale ritorno, attraverso alle tempeste,
quando la bussola si incanta, quando si pianta il motore.
Non sarà il canto delle sirene a addormentarci il cuore,
quando l'occhio di Ismaele
si affaccia da dietro il sole,
e nella schiuma della nostra scia
qualcosa appare e scompare.
Non sarà il canto delle sirene che non ci farà guardare.
Mio padre era un marinaio e andava a navigare,
se l'è portato il vento, se l'è portato il mare.
Mio padre era un marinaio, girava le città,
mio figlio non le conosce, ma le conoscerà.
Non sarà il canto delle sirene che ci addormenterà,
l'abbiamo sentito bene, l'abbiamo sentito già,
ma sarà il coro delle nostre donne,
da una spiaggia di sassi.
Sarà la voce delle nostre donne, a guidare i nostri passi,
i nostri passi nel vento, e il vento ci prende per vela.
Sarà di ferro la sabbia, sarà di fuoco la terra.
Ascoltaci o Signore, perdonaci la vita intera.
Mio padre era un marinaio, conosceva le città,
partito il mese di febbraio di mille anni fa,
mio figlio non lo ricorda, ma lo ricorderà,
mio padre era un marinaio, mio figlio lo sarà.

Sirene....Zoologia e mito sino ad oggi

Quando le sirene vennero catalogate definitivamente come creature fantastiche? Con l'avvento dell' Illuminismo tutti gli avvistamenti e le tesimonianze riguardanti le sirene vennero catalogate come false, come allucinazioni avute da uomini restati troppo tempo in mare..
La figura della sirena però non sparisce, anzi diventa molto importante in letteratura, sopratutto nel periodo romantico, in cui la sirena è diventata una metafora per descrivere donne avvenenti e magnetiche nonché emblema della doppia natura umana divisa tra intelletto e impulso.
Come narra Handersen, è una creatura desiderosa di guadagnare un'anima per diventare umana, perdendo così la coda, il suo connotato animale, e la possibilità di vivere in mare.


Parlando di tempi più recenti, i passeggeri di un mercantile dichiararono che esiste un serpente nel golfo di Aden che ha la testa simile a quella di un bulldog. Molti anni prima erano stati ripescati nello stesso golfo due sirenoidi, uno di sesso maschile ed uno di sesso femminile.

È stato ipotizzato che la sirena fosse in realtà di una specie di mammifero marino, il dugongo, che in antichità era diffuso anche nel Mar mediterraneo e che avrebbe in comune con le sirene le ghiandole mammarie toraciche e l'abitudine di allattare i cuccioli reggendoli con le pinne anteriori: ciò avrebbe fatto immaginare agli antichi marinai mediterranei le leggende delle sirene.


Inspiegati rimangono però le testimonianze della bellezza delle sirene, non in accordo con la teoria del dugongo. Inoltre questa specie è diffusa nel mediterraneo, ma non è presente in oceani o altri mari, sebbene le leggende arrivino da ogni parte del mondo....

Sirene.... Nel mondo


Il mito delle sirene non si limita al bacino mediterraneo: è presente anche nelle mitologie scandinave, irlandesi e inglesi, tedesche, russe e in quelle del medio oriente e dei paesi asiatici.

Nell'antico Giappone abbiamo i Kappas, che sono strani esseri con piedi e mani pinnate, che, anch'essi, vennero dall'Oceano Pacifico per istruire gli uomini. E qui, potremmo ricollegarci alle leggende relative mondi sommersi come quella di Atlantide e Lemuria.
Le Ningyo sono sirene del Giappone, molto timide e innocue.

I Babilonesi adoravano un dio sorto dalle acque che insegnava le arti e le scienze all’uomo.

I Siriani adoravano una dea legata al potere della luna e delle maree: Atargatis. Questa dea che veniva rappresentata come una sirena,venne in seguito trasmutata in un pesce dopo che per la vergogna di aver dato alla luce un figlio umano lo abbandonò e uccise il padre.

Sia nella mitologia greca che in quella romana abbiamo frequenti descrizione di divinità marine, come ad esempio Poseidone o Nettuno, descritti come metà uomini e metà pesci.

Nella mitologia tedesca, troviamo spesso citate le sirene, Meerfrau, e di Nix e di Nixe, abitanti le acque dolci, creature piuttosto infide con l’uomo che prima veniva ammaliato e poi incontrava la morte per affogamento.

Spostandoci più a nord ed esattamente in Irlanda, si ha notizia di sirene, Merrows o Muirruhgach, che vivevano su una terra asciutta che si trovava però sotto il mare che avevano il potere di passare attraverso l’acqua senza affogare. Tra questa popolazione vi erano donne bellissime e uomini, al contrario piuttosto bruttini, con nasi rossi, capelli e denti verdi e un forte debole per il brandy.

Nelle acque del Galles nuotano le bruttissime Morforwyn, sirene con la bocca larga, senza naso, senza orecchie, con braccia corte e zampe palmate: vengono considerate la personificazione delle onde in tempesta.

In Scandinavia e in Norvegia si può leggere una ricca mitologia popolata di tritoni e sirene. Gli antichi norvegesi dicevano che appena fuori dall'acqua, le sirene potevano diventare donne, ma una volta ritornate nel mare, riassumevano il loro aspetto iniziale. Hanno dei lunghissimi capelli con colori decisamente strani, per farli confondere con le alghe. Dai loro capelli escono brillanti, gemme, perle e pietre preziose. Tutte le sirene hanno denti normali, ma dietro questi hanno denti affilatissimi e aguzzi; li usano per masticare pesci, alghe e anche carne umana. In Norvegia, poi, le sirene sono descritte come creature spesso crudeli e il loro avvistamento non era ritenuto di buon auspicio.

Nella mitologia russa sono presenti creature marine come il Dio dell’acqua e le sue figlie ma si narra anche di uno spirito maschile dell’acqua, Vodyany, che inseguiva marinai e pescatori e ninfe dal carattere piuttosto maligno che facevano affogare i nuotatori.

Intorno all'isola di Man vivono le Ben Varrey, sirene particolarmente abili.

Nei mari della Scozia si incontra Ceasg, sirena dalla coda da salmone che, se catturata, in cambio della libertà esaudisce tre desideri.

Le gelide acqua della Norvegia e della Svezia ospitano la Havfrue e l'Havmand, rispettivamente la sirena e il tritone della Scandinavia. La sirena è incostante e dispettosa, la sua apparizione indica tempesta o pesca misera. Da qui l'abitudine di mettere una sirena sulla prua della nave,in modo da scongiurare Havfrue ed ingraziarsela.

In Thailandia vive la Duyugun, sirena dai lunghi capelli; esse non sono attraenti e la prima di loro si dice che fosse una bambina molto disubbidiente, trasformata dagli spiriti in sirena.

In Nigeria vive Mami Wata, una sirena che dà poteri magici a chi la vede.

Nel mar Rosso nuotano le Memozini. Secondo la leggenda, queste sirene sono le figlie dei soldati del faraone Ramses, annegati e sposati poi con delle sirene.


Ma dopo aver vagato per il mondo parliamo anche dell'Italia...
Qui si nasconde in una conchiglia enorme Murgen, nata dalle acque, una sirena che la notte fra il 24-25 Gennaio esce dalle acque e predice il futuro.
Sotto il faro di Messina abita una sirena che si fa vedere da poche persone e appunto per questo di lei si sa poco.
Di fronte a Lecce, dovrebbe esserci il castello sottomarino della regina delle sirene, il cui immenso giardino è coltivato dai marinai annegati.

Sirene... Nell'antichità



Come la cara Susanna mi ha ricordato, nel post di ieri ho dimenticato di menzionare le Sirene! e non perchè mi stiano antipatiche ma perchè, be', ho la testa un po' tra le nuvole!
Ma ecco qualche bel post su di loro, diviso un po' per argomenti per facilitarne la lettura.

Mentre ch'io parlo, la nave alata veleggia;
ed ecco qual nebbia lontana
i lidi delle Sirene sorgere su dal mare...
Il vento cessato: nel cielo
gran quiete; nel mare in silenzio
il moto dell'onda ristagna:
certo un demonio perverso
ha l'aria calmata, il mar levigato e assonnato...
Caduto il vento, dormono i flutti in bonaccia.


L'origine delle sirene è molto antica. Già nel 1000 a.c. si tratta di sirene nella loro prima accezione, come creature metà donna e metà uccello, con artigli, grossi seni e viso di donna. Questa fisionomia si associa maggiormente al canto, di cui erano tipiche, in quanto il canto è tipico degli uccelli,non dei pesci. Il loro nome deriverebbe da una radice sanscrita (svar=cielo) legata al significato di “splendore” (e quindi “attrazione”) oppure, secondo altri etimologi dalla base semitica “sjr", che vuol dire cantare.

Questa tradizione è tipicamente greca, ed indica più propriamente le arpie, figlie di Acheloo e Mnemosine, o Calliope, o Tersicore. Secondo il mito, furono trasformate in tal modo da Demetra per poter cercare Persefone rapita da Plutone (o per punizione per non aver saputo evitare il ratto) o "secondo altri" furono trasformate dalle Muse poiché battute nel canto.

Un'altra leggenda narra che Ercole staccò il corno ad Acheloo, il dio con corna e con la coda di serpente. Dalla ferita caddero dodici gocce (un'altra versione parla di sei) e da quelle gocce vennero fuori le prime sirene…
Le Sirene sono menzionate per la prima volta da Omero. Nel poema sono due mentre altri autori posteriori ne ricordano quattro: Telete, Redne, Molpe e Telsiope, oppure tre: Pisinoe, Aglaope e Telsiope, conosciute anche coi nomi di Partenope, Leucosia e Ligia.

Esse affascianvano i marinai con il loro soave canto, che così erano indotti a schiantarsi sugli scogli deve vivenano. Questi sono identificati con gli scogli di Li Galli, a sud della penisola sorrentina. Pochi fortunati sfuggirono alle grinfie delle sirene, e più precisamente solo due navi: la nave di Ulisse in ritorno ad Itaca e la nave degli Argonauti.
L'eroe di Itaca riuscì a sfuggire grazie ad un consiglio della maga Circe, tappando le orecchie dei suoi compagni con la cera e facendosi legare all'albero maestro per poter udire il loro canto.
Per gli Argonauti la salvezza arrivò grazie ad Orfeo, che le battè nel canto. Sconfitte, le sirene si gettarono in mare e si tramutarono in sassi.

Si dice che il canto delle sirene rendesse i marinai che l'avevano ascoltato più saggi a causa della loro omniscienza, e che il loro canto potesse addirittura fermare i venti.

Con il medioevo( precisamente del Liber Monstrorum ) le sirene assunsero l'aspetto odierno, di creature metà donna metà pesce, perdendo con l'aspetto la crudeltà e la cattiveria che le caratterizzavano. Divennero così bellissime creature, dolci e leggiadre, di cui l'uomo perdutamente si innamorava.

Come si è passati dalla donna uccello alla donna pesce continua a rimanere un mistero. Alcuni lo considerano un errore di trascrizione dal latino 'pennis' (penne, piume) a 'pinnis' (pinne).
Altri ipotizzano che il mito si sia trasformato quando, nascendo in posti lontani dalla costa, si è trasferito sul mare.

Nel folklore nordeuropeo la figura delle sirene (mermaids) ha avuto larga diffusione, e oltre alle figure femminili vengono rappresentati sireni/tritoni (mermen).




venerdì 30 novembre 2007

Fate dell'acqua


E oggi parliamo di fate, più precisamente di fate dell'acqua..
Le fate dell'acqua sono delle giovani fanciulle che vivono tra le acque dei fiumi e delle sorgenti, in limpidi laghi e nelle profondità dei mari donando gioia agli umani che sentendole cantare vengono ammaliati partecipando alle loro danze.

Tra le più importanti ci sono:

LE NINFE : sono delle fate che amano filare e tessere sulle sponde dei fiumi, ma amano molto anche danzare e cantare.
Escono dall'acqua di nascosto, quando nessuno può vederle, ma quando decidono di attirare a se qualche umano cominciano ad incantarlo con canti e danze amaliatori. Si presentano come giovani donne delicate e luminose e amano immergersi nei laghi e torrenti di montagna.

LE NEREIDI : sono ninfe del mar Mediterraneo, erano le 50 figlie di Nereo, un vecchio dio marino e della sua sposa. Vivono nelle profondità marine e spesso salgono in superfice per aiutare e marinai e i viaggiatori e cavalcando delfini ed altri animali marini.

LE NAIADI : sono le ninfe delle sorgenti , dei fiumi e dei laghi; sono dotate di facoltà guaritrici e profetiche e venivano considerate le nutrici della vegetazione e del bestiame.

LE ESPERIDI : sono tre ninfe, Egle, Aretusa e Ipertusa e sono figlie di Atlante o D' Espero, e hanno il compito di custodire un albero dalle mele d'oro.

LE CAMENE : sono ninfe dell'acqua che la mitologia romana chiamava camene. Esse possedevano il dono della profezia.

LE ONDINE : sono delle fate molto simili alle ninfe che vivono nei mari e negli Oceani, nei laghetti di montagna e nei torrenti. appaiono agli uomini all'alba o al tramonto come delle sirene.

LE SIFIDI : sono fate che conoscono il futuro e il passato ma non il presente. Si nutrono di rugiada e mele e ricevono energia dalla luce dell'aurora.

LE PELNE : sono delle fate trasformate da un sortilegio in colombe verdi che volano che vivono vicino alla terra.

giovedì 29 novembre 2007

Ricetta fatata!



Ecco una bella ricettina, con ingredienti sia per uomini che per gnomi! Da mangiare in compagnia delle creature del bosco....

Zuppa di steli di ortiche

Ingredienti per gnomi Ingredienti per uomini
3 steli di ortiche 500gr di steli di ortiche
5 ribes rossi (loro li usano per fare i sughi) 200gr. Di pomodori rossi

¼ di russola

50gr di funghi
olio olio extra fergine di oliva
¼ di cipollaccio (cipolla selvatica) mezza cipolla
formaggio da grattare parmigiano a piacere
un bicchiere (gnomesco) di vino di lamponi un bicchiere di vino



Lavare l’ ortica togliere le foglie (con queste ci potete fare altre cose) e ridurli a pezzetti di circa un centimetro.


Metter l’olio in una pentola di coccio, la cipolla a fettine fine e farla rosolare, quando la cipolla è trasparente aggiungere i funghi a pezzetti e i gambi di ortica farli rosolare, aggiungere il vino e farlo evaporare, a questo punto aggiungete i pomodori spellati e sgocciolati e lasciate cuocere per circa mezz’ora ( i gambi di ortica devono essere morbidi) lentamente a pentola chiusa aggiungendo un po’ d’acqua se necessario. Formaggio a piacere e un filo di olio di oliva.



Buon appetito!!

martedì 27 novembre 2007

Magia della vita



MAGIA DELLA VITA

In un campo ho veduto una ghianda:
sembrava così morta, inutile.
E in primavera ho visto quella ghianda
mettere radici e innarzarsi,
giovane quercia verso il sole.
Un miracolo, potresti dire:
eppure questo miracolo si produce
mille migliaia di volte
nel sonno di ogni autunno
e nella passione di ogni primavera.
Perchè non dovrebbe prodursi
nel cuore dell'uomo?

Gibran

domenica 25 novembre 2007

Video shock Pellicce dalla Cina

Inserisco un articolo preso da oltre la specie.
Avrei coluto scrivere qualcosa io in merito ma sinceramente non ce l'ho fatta, mi sono sentita male solo a leggere in parte l'articolo. Voglio solo che più gente possibile diventi consapevole delle atrocità perpetrate nel mondo.
Se siete sensibili, vi prego, non guardate il filmato. Ci mette un po' a caricare, è normale.





Chi indossa pellicce ed inserti di pelliccia dovrebbe come minimo sapere CHI erano prima i loro capi di abbigliamento, di seguito un video su come vengono uccisi gli animali non umani per privarli della loro pelliccia in Cina, il video è il risultato di riprese segrete fatte da associazioni animaliste.

SCUOIATI VIVI

Gli allevamenti di animali da pelliccia in Cina
Scuoiati vivi

Quando recentemente degli agenti in incognito hanno fatto irruzione negli allevamenti Cinesi, hanno scoperto che molti animali sono ancora vivi e lottano in modo disperato mentre vengono pestati o scuoiati. Una volta appesi per gli arti inferiori o per la coda, gli operai iniziano a tagliare e quindi a scuoiare la pelliccia partendo da una zampa e intanto, l'arto rimasto libero scalcia e si contorce. Gli operatori calpestano con forza i colli e le teste degli animali che lottano fino all'ultimo per impedire il taglio netto.
Alla fine, quando la pelliccia viene staccata dalla testa dell'animale, i corpi nudi e sanguinanti vengono gettati sopra il mucchio di quelli che se ne sono già andati. Alcuni sono ancora vivi, respirano con rantoli affannosi sbattendo lentamente le palpebre. Una volta scuoiati i cuori di alcuni animali battono ancora per un lasso di tempo che va da un minimo di 5 a un massimo di 10 minuti. Un investigatore ha filmato un procione scuoiato che aveva ancora abbastanza forza per sollevare la testa sanguinante e guardare nella telecamera.

Prima di essere scuoiati vivi, gli animali vengono trascinati fuori dalle loro gabbie e buttati a terra; gli operai li prendono a randellate con spranghe di metallo oppure li sbattono con violenza su superfici dure, provocando ossa rotte e convulsioni, ma non sempre una morte immediata. Gli animali osservano indifesi mentre gli operai si avvicinano alle gabbie.

Background

Degli agenti in incognito appartenenti alla Swiss Animal Protection/EAST International, recentemente hanno visitato degli allevamenti di animali da pelliccia nella provincia cinese di Hebei, ed è stato subito chiaro perché fosse vietato l'ingresso ai visitatori. In Cina, gli allevamenti di animali da pelliccia non sono obbligati a sottostare ad alcuna legge governativa - gli allevatori possono ospitare e macellare animali ogni volta lo ritengono opportuno - il che non significa altro che una vita miserabile e una morte straziante. Gli agenti hanno trovato situazioni terrificanti che vanno al di là delle peggiori fantasie e hanno concluso che: "Le condizioni degli allevamenti di animali da pelliccia Cinesi sono una presa in giro degli standards più elementari che sono alla base del rispetto della dignità e del benessere dell'animale. . Durante la loro vita e nell'indescrivibile morte che li attende, questi animali sono privati anche dei più semplici gesti d'affetto."

L'inferno dei vivi

In questi allevamenti, volpi, visoni, conigli e altri animali, camminano su e giù tremanti all'interno di gabbie in metallo esposte alla pioggia battente, alle notti gelide e, in altre occasioni, al sole cocente. Le madri degli animali impazziscono per i maltrattamenti ricevuti e per il prolungato isolamento, non hanno un luogo in cui nascondersi per dare alla luce i loro piccoli, e spesso li uccidono dopo averli messi al mondo. Malattie e ferite d'ogni tipo sono diffuse ovunque, gli animali che soffrono di psicosi indotte dall'ansia mordono i loro stessi arti e si lanciano ripetutamente contro le sbarre delle loro gabbie.

C'è qualche scheletro nel tuo armadio?

La globalizzazione del mercato delle pellicce ha fatto in modo che fosse impossibile conoscere la provenienza dei capi in pelle. I pellami vengono venduti attraverso aste internazionali, sono comprati e distribuiti alle industrie produttrici di tutto il mondo e spesso il prodotto finito viene esportato. La Cina rifornisce più della metà dei capi in pelle importati dagli Stati Uniti. Anche se l'etichetta di un indumento in pelle dice che è stato fatto in un paese Europeo, è più che probabile che gli animali siano stati allevati e macellati altrove - forse in un allevamento non regolamentato della Cina.

Non si può risalire all'origine di una pelliccia, chiunque ne indossi una è responsabile delle terrificanti condizioni degli allevamenti di animali da pelliccia Cinesi. Il solo modo per prevenire quest'inimmaginabile crudeltà è quello di non indossare mai alcun tipo di pelliccia.

Lo sapevate che.
Le volpi allevate nei ranch vengono tenute in gabbie di 76 cm (le gabbie dei visoni vanno da 30 a 90 cm circa), e in ogni gabbia si possono trovare fino a quattro animali.
Gli animali possono languire in preda alle trappole per giorni. Un animale su quattro riesce a sfuggire alle trappole mordendo i suoi stessi piedi, il tutto, solo per morire poco dopo per dissanguamento, febbre, cancrena o perché divenuto preda di altri animali.

Ogni anno migliaia di cani, gatti, uccelli rapaci e altri, definiti animali "spazzatura", (incluse specie protette come l'aquila nordamericana) vengono mutilate o uccise dalle trappole.
Per uccidere gli animali senza danneggiare le loro pellicce, di solito, i cacciatori strangolano, colpiscono, o pestano gli animali fino alla morte.
Negli allevamenti di animali da pelliccia,la morte può essere provocata tramite asfissia (usando il gas) oppure, le vittime possono essere fulminate con la corrente elettrica o avvelenate con la stricnina, mentre altre volte gli viene semplicemente spezzato il collo. Questi metodi non sono efficaci al cento per cento e alcuni animali si "svegliano" mentre vengono scuoiati.

Fonte: www.furisdead.com/feat/ChineseFurFarms

Traduzione su Comedonchisciotte.net a cura di Monia

ATTENZIONE: il video presenta scene molto crude e violente, se ne sconsiglia la visione a minori e a persone facilmente influenzabili.

Visiona il video (Windows Media Video - peso 16Mb in streaming)


venerdì 23 novembre 2007

3 quarti d'ora con la dea dei dei volti. Seconda puntata


Malgrado il freddo e la pioggia di stagione, domenica si replicherà l'iniziativa anche per ribadire l'importanza di una voce libera e pagana nell' ambito dell'espressione artistica e culturale. Si intende proseguire almeno fino a Yule, il Solstizio di Inverno, per accogliere chiunque voglia portare/prendere libri o anche semplicemente la propria presenza.




mercoledì 21 novembre 2007

Concorso di poesia pagana - 1 edizione


CONCORSO NAZIONALE DI POESIA
"La Voce delle Muse"

I EDIZIONE 2007/2008

Premessa

Questa prima edizione del Concorso nazionale di poesia "La Voce delle Muse" è promossa dall'Associazione di Volontariato "Circolo dei Trivi", nell'ambito del progetto "Aurora - Anno della cultura pagana".
Il fine del concorso è quello di promuovere l'arte collegata alla rinascita del paganesimo, della sua spiritualità, della sua arte e della sua cultura nel mondo contemporaneo, oltre alla diffusione della poesia sul nostro territorio, dando sostegno in particolare ai poeti esordienti.
Per questo motivo l'associazione nella sua prima edizione ha optato per la libera partecipazione senza alcuna quota di ammissione.
Con l'augurio che la partecipazione al concorso sia numerosa e attiva si ringraziano tutti coloro che vorranno sostenere anche questo progetto!
Regolamento
Art. 1 - L'Associazione di Volontariato Circolo dei Trivi indice e promuove la Prima Edizione del Concorso Nazionale di Poesia "La Voce delle Muse", al quale potranno partecipare tutti i cittadini residenti in Italia o all'estero (purché l'elaborato sia in lingua italiana).

Art. 2 - È prevista un'unica sezione dedicata alla poesia pagana contemporanea sul tema "Gli dèi, gli uomini e il mondo".

Art. 3 - È possibile la partecipazione con un massimo di 2 (due) elaborati (da presentare in 5 copie anonime) corredati a parte, in busta chiusa, di uno scritto contenente i titoli delle opere con in calce: generalità complete dell'autore (data e luogo di nascita, recapiti telefonici e indirizzo di posta elettronica) e una dichiarazione firmata nella formula ""Dichiaro che l'opera presentata a codesto concorso è di mia personale creazione, inedita e mai premiata ai primi tre posti in altri concorsi", unitamente al consenso scritto del trattamento dati personali. È gradito, ma non necessario un breve curriculum letterario dell'autore.


In relazione a quanto sancito dal D.L. 30 giugno 2003 n. 196 "Codice in materia di protezione dei dati personali", si dichiara quanto segue: ai sensi dell'art. 7-11-13-25: il trattamento dei dati personali dei partecipanti, fatti salvi i diritti di cui all'art. 7, è finalizzato unicamente alla gestione del Concorso. Tali dati non saranno comunicati o diffusi a terzi a qualsiasi titolo. Ai sensi dell'art. 23: con l'invio degli elaborati con i quali si partecipa al concorso, allegare il consenso scritto espresso dall'interessato al trattamento dei dati personali.

Art. 4 - La partecipazione al concorso è libera.


Art. 5 - Il plico contenente gli elaborati dovrà essere spedito al seguente indirizzo: SEGRETERIA DEL CONCORSO NAZIONALE DI POESIA, "LA VOCE DELLE MUSE", all'attenzione di Gabrio Andena - segreteria Associazione di Volontariato "Circolo dei Trivi", via Medaglie d'Oro 19, 21011 CASORATE SEMPIONE (Varese), entro e non oltre il 20 dicembre 2007 (farà fede il timbro postale di partenza).

Gli elaborati non saranno restituiti. L'Organizzazione non risponde di eventuali disguidi postali o mancati recapiti.


Art. 6 - Sono previsti i seguenti premi:

a.. 1° premio: manufatto bronzeo, interpretazione dell'elaborato realizzato dall'artista Luigi Mariani su carta Hahnemühle, pergamena, pubblicazione della poesia sul testo "L'essenza del paganesimo contemporaneo" che verrà distribuito gratuitamente alla terza edizione della Conferenza nazionale sul paganesimo, pubblicazione sulla rivista del Circolo, "Athame", e sul sito internet del Circolo dei Trivi

b.. 2° premio: manufatto bronzeo, pergamena, pubblicazione sulla rivista del Circolo, "Athame", e sul sito internet del Circolo dei Trivi
c.. 3° premio: manufatto bronzeo, pergamena, pubblicazione sulla rivista del Circolo, "Athame" e sul sito internet del Circolo dei Trivi.
d.. Menzione d'onore: manufatto bronzeo, pergamena, pubblicazione sul sito del Circolo dei Trivi
Art. 7 - È in programmazione l'eventuale stampa di un opuscolo con le poesie premiate e le motivazioni. Tale opuscolo sarà distribuito gratuitamente durante la II edizione dell'evento.

Art. 8. - Soltanto i premiati saranno tempestivamente avvisati. Gli altri partecipanti potranno conoscere i risultati del concorso sul sito internet dell'Associazione "Circolo dei Trivi" www.athame.it .
I premi dovranno essere ritirati direttamente dagli interessati, gli stessi saranno tenuti ad assicurare entro tre giorni dalla ricezione della comunicazione, la presenza alla cerimonia di premiazione. È previsto un contributo fisso per il rimborso spese viaggio che dovranno essere documentate.

In caso di mancata presenza, subentrerà l'autore collocato nella graduatoria di merito nella posizione seguente.


Art. 9 - La cerimonia di premiazione si terrà il giorno Venerdì 11 Gennaio 2008 dalle ore 20.30 nell'ambito della serata di poesia "La Voce delle Muse" presso la Palazzina Liberty di Largo Marinai d'Italia, Milano. Per ogni premiato è prevista la lettura dell'opera da parte di un dicitore o dell'autore stesso.

Art. 10- Tutte le opere pervenute saranno esaminate dalla presidenza del concorso in forma anonima e ne saranno selezionate massimo 50 tra le quali la giuria identificherà le vincenti. A premiazione avvenuta, delle max. 50 opere selezionate ne verrà prodotto un libro stampato o elettronico che nell'arco di un anno e mezzo sarà presentato sul sito dell'Associazione e sulle mailing list a cui l'associazione partecipa.


Art.11 - L'organizzazione si riserva il diritto di modificare il regolamento in presenza di cause di forza maggiore.

Art. 12 - La giuria, formata da persone qualificate ed impegnate nel campo della letteratura e delle arti, presieduta dal Presidente dell'Associazione di Volontariato "Circolo dei Trivi", Davide Marrè, è composta da:


Rosalba Formato, moderatrice della maling list "Le Muse nella Rete"

Gabriella Galzio, poetessa e traduttrice


Chicca Morone, poetessa e scrittrice

Daniele Tronco, redattore della rivista "Athame"


Art. 13 - Non si accettano manoscritti.

Art. 14 - Sono ammesse poesie senza limite di estensione.


Art. 15 - Il giudizio della giuria è insindacabile e inappellabile.

Per eventuali informazioni, è disponibile la segreteria (Tel. 340 1282118); e-mail:
circolodeitrivi@ athame.it ; sito web: www.athame.it

Il Circolo dei Trivi ringrazia coloro che vorranno diffondere la notizia del presente concorso.