mercoledì 11 giugno 2008

L'unicorno esiste!

Tratto dal Corriere Fiorentino.it






L'unicorno esce fuori dalla fiaba
E si trasforma in realtà a Prato



Si tratta di un capriolo con un solo corno al centro della fronte invece delle classiche corna biforcate. Vive all’interno del centro di scienze naturali di Prato


L'unicorno esiste. Fuori dalle leggende e dalle fiabe per bambini, in

Toscana vive un capriolo con un solo corno al centro della fronte invece delle classiche corna biforcate. Si trova all’interno del gruppo di suoi simili monitorati dal centro di scienze naturali di Prato. Si tratta di un esemplare giovane: ha infatti solo 10 mesi. «È la dimostrazione - dice il direttore del centro, Gilberto Tozzi - che il mitico unicorno celebrato in iconografie e leggende, probabilmente non era solo oggetto di fantasia bensì un animale: capriolo, cervo, o altre specie, con un anomalia morfologica analoga a quella del nostro capriolo. «Il nostro capriolo - continua - forse è consapevole della sua diversità e non si lascia vedere facilmente». La madre era arrivata nel centro alcuni anni fa ferita dopo essere stata investita da un’ auto nella zona dell’appennino pistoiese.


DOVE SI TROVA. All'interno dell'ambiente dei Caprioli, insieme al gruppo in riadattamento, si è fatto vedere in questi giorni il giovane esemplare maschio che invece delle classiche corna biforcate possiede solo un unico corno al centro della fronte. Questa è la dimostrazione che il mitico unicorno celebrato in iconografie e leggende, probabilmente non era solo oggetto di fantasia bensi un animale: capriolo, cervo, o altre specie, con un anomalia morfologica analoga a quella del capriolo. Spesso si è caricata la natura di creature fantastiche con significati simbolici, alle quali attribuire virtù o difetti che sono propri dell'uomo e probabilmente in questo senso questo magico animale ha accompagnato l'uomo nel corso dei secoli. Infatti l'unicorno, in quanto specie, non esiste in natura, ma può essere unicamente e raramente un fenomeno di anomalia morfologica come quello nato al Centro di Scienze Naturali.
10 giugno 2008

lunedì 26 maggio 2008

Il manifesto dei diritti della terra


Innanzitutto scusatemi se per molto tempo non mi sono fatta viva! Ma ho davvero tantissimo da studiare per l'università.... Solo oggi sono riuscita a fare una capatina!



Molti di voi probabilmente avranno già letto più di una volta il testo che sto per riprodurre, ma sento la necessità di inserirlo in questo blog perchè ogni volta che lo leggo mi vengono i brividi..
Avremmo così tanto da imparare...




Il documento qui integralmente riprodotto è senz’altro una delle più elevate espressioni di sintonia dell’uomo col creato ed esprime la ricchezza universale dei “popoli nativi”, dei veri “indigeni” di ogni luogo della terra ed è la risposta che il Capo Tribù di Duwamish inviò al Presidente degli Stati Uniti che chiedeva di acquistare la terra dei Pellerossa.



IL MANIFESTO
DEI DIRITTI DELLA TERRA

Il discorso di Capo Seattle - Capriolo Zoppo, 1854



Il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande Capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta, perché sappiamo che se non venderemo, l’uomo bianco potrebbe venire con i fucili a prendere la nostra terra. Quello che dice il Capo Seattle, il grande Capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni.

Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il colore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell’aria o dello scintillio dell’acqua: come potete comprarli da noi?

Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi oscuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell’uomo rosso. I morti dell’uomo bianco dimenticano il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l’aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò. Quando il grande Capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i suoi figli. Quindi noi considereremo la Vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile perché questa terra per noi è sacra. L’acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell’acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo.

Il mormorio dell’acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono i nostri fratelli ed anche i vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che userete con un fratello.

L’uomo rosso si è sempre ritirato davanti all’avanzata dell’uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira davanti al sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l’uomo bianco non capisce i nostri pensieri. Una porzione della terra è la stessa per lui come un’altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serve. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando la ha conquistata, egli si sposta, lascia le tombe dei suoi padri dietro di lui e non se ne cura. Le tombe dei suoi padri e i diritti dei suoi figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate.

IL suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto.

Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell’uomo rosso. Ma forse ciò avviene perché l’uomo rosso è un selvaggio e non capisce.

Non c’è alcun posto quieto nelle città dell’uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera o il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore della città ci sembra soltanto che ferisca gli orecchi. E che cosa è mai la vita, se un uomo non può ascoltare il grido solitario del succiacapre o discorsi delle rane attorno ad uno stagno di notte?

Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L’indiano preferisce il dolce rumore del vento che soffia sulla superficie del lago o l’odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o profumato dagli aghi di pino.

L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro.

L’uomo bianco sembra non accorgersi dell’aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza.

Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che l’aria è preziosa per noi e che l’aria ha lo stesso spirito della vita che essa sostiene. Il vento, che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare anche ai vostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte e come sacra, come un posto dove anche l’uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dai fiori dei prati.

Perciò noi consideriamo l’offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione. L’uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto migliaia di bisonti che marcivano sulla prateria, lasciati lì dall’uomo bianco che gli aveva sparato dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non posso capire come un cavallo di ferro sbuffante possa essere più importante del bisonte, che noi uccidiamo solo per sopravvivere.

Che cosa è l’uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate.

Voi dovete insegnare ai vostri figli che il terreno sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi.

Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all’uomo, è l’uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l’uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva che avete stabilita per il mio popolo. Noi vivremo per conto nostro e in pace. Importa dove spenderemo il resto dei nostri giorni.

I nostri figli hanno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell’ozio e contaminano i loro corpi con cibi dolci e bevande forti. Poco importa dove noi passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà per piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la scomparsa del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini, niente di più. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l’uomo bianco, il cui Dio cammina e parla con lui da amico a amico, non può sfuggire al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo.

Noi sappiamo una cosa che l’uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro Dio è lo stesso Dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è il Dio dell’uomo e la sua compassione è uguale per l’uomo rosso come per l’uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è disprezzare il suo creatore. Anche gli uomini bianchi passeranno, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e una notte soffocherete nei vostri stessi rifiuti.

Ma nel vostro sparire brillerete vividamente, bruciati dalla forza del Dio che vi portò su questa terra e per qualche scopo speciale vi diede il dominio su questa terra dell’uomo rosso. Questo destino è un mistero per noi, poiché non capiamo perché i bisonti saranno massacrati, i cavalli selvatici tutti domati, gli angoli segreti della foresta pieni dell’odore di molti uomini, la vista delle colline rovinate dai fili del telegrafo. Dov’è la boscaglia? Sparita. Dov’è l’aquila? Sparita. E che cos’è dire addio al cavallo e alla caccia? La fine della vita e l’inizio della sopravvivenza.

Noi potremmo capire se conoscessimo che cos’è che l’uomo bianco sogna, quali speranze egli descriva ai suoi figli nelle lunghe notti invernali, quali visioni egli accenda nelle loro menti, affinché essi desiderino il futuro. Ma noi siamo dei selvaggi. I sogni dell’uomo bianco ci sono nascosti. E poiché ci sono nascosti noi seguiremo i nostri pensieri.

Perciò noi considereremo l’offerta di acquistare la nostra terra. Se accetteremo sarà per assicurarci la riserva che avete promesso. Lì forse potremo vivere gli ultimi nostri giorni come desideriamo. Quando l’ultimo uomo rosso sarà scomparso dalla terra ed il suo ricordo sarà l’ombra di una nuvola che si muove sulla prateria, queste spiagge e queste foreste conserveranno ancora gli spiriti del mio popolo.

Poiché essi amano questa terra come il neonato ama il battito del cuore di sua madre. Così, se noi vi vendiamo la nostra terra, amatela come l’abbiamo amata noi. Conservate in voi la memoria della terra com’essa era quando l’avete presa e con tutta la vostra forza, con tutta la vostra capacità e con tutto il vostro cuore conservatela per i vostri figli ed amatela come Dio ci ama tutti.

Noi sappiamo una cosa, che il nostro Dio è lo stesso Dio. Questa terra è preziosa per Lui. Anche l’uomo bianco non fuggirà al destino comune. Può darsi che siamo fratelli, dopo tutto. Vedremo!


mercoledì 30 aprile 2008

incenso di Beltane


L'albero indicato per Beltane è il biancospino, raccolto in occasione della festa dell'anno precedente.

Pestate in un mortaio

4 parti di legno
1 parte di petali di fiori
1 parte di foglie d'edera seccate e triturate
10 gocce d'olio essenziale di gelsomino


Da bruciare su carboncino.

Beltane: 1 Maggio




La Dea e il Dio si uniscono nell'amore
e la Terra fiorisce nell'estasi


"Beltane" significa "fuoco lucente" e si riferisce ai falò che venivano accesi dai Druidi in onore del Dio celtico Bel, Beli, Balar, Balor o Belenus. Bel, il Dio della luce, del fuoco e della guarigione, aveva sì le qualità del sole ma non era prettamente una divinità solare, non essendo i celti specificatamente devoti del Sole che consideravano una divinità femminile.

Beltane è anche conosciuto come la Vigilia di Maggio, il giorno di Maggio e la notte di Valpurga.
I raccolti sono benedetti per l'anno che verrà e danzare attorno al fallico palo di maggio è una tradizione che ancora esiste in molti luoghi. Questa festività rappresenta la sacra unione del Dio e della Dea. La fertilità esplode dal guscio che una volta lo conteneva e il verde della terra sta velocemente ritornando ai nostri occhi.

Beltane segna l'inizio dell'estate ed è un tempo per festeggiare, celebrare e gioire. E' un momento per guardare avanti, al futuro e per prepararci ai mesi caldi che verranno. E' anche tempo d'amare, dell'unione e del sacro matrimonio che onora la fertilità della terra.

Nella tradizione celtica, i due grandi festival dell'anno solare sono Samhain e Beltane, la celebrazione della morte e della rinascita, rispettivamente. Nei nostri rituali noi celebriamo l'unione tra la Grande Madre e il suo giovane Dio Cornuto. Il loro amore porta nuova vita alla Terra.
Il Grande Rito simboleggia il matrimonio sacro, o l'unione sessuale del Signore e della Signora. Spesso questo rito viene celebrato simbolicamente attraverso un uomo e una donna che mettono un athame (simbolo fallico) in un calice (simbolo femminile).

Nella vecchia Europa, interi villaggi celebravano Beltane scappando nei boschi per fare del sesso libero. Qualsiasi bambino fosse stato concepito durante questa occasione veniva considerato figlio degli Dei. Questi " matrimoni silvani " erano atti di magia simpatica che si credeva avessero un effetto positivo sul raccolto, sugli animali e su loro stessi. (In questi anni dove purtroppo l'Aids e malattie veneree la fanno da padrone bisogna celebrare solo la responsabilità -- questo significa sesso sicuro, monogamia o addirittura astinenza. Usate il vostro giudizio.)

Veniva eletta una regina ed un re di Maggio per condurre i festeggiamenti. Rappresentavano infatti il Dio e la Dea in terra. Tradizionalmente, la regina di maggio cavalcava un cavallo bianco, mentre il re, uno nero. Il re di maggio era anche chiamato "il signore del palo di maggio", mentre la regina "vergine madre". Venivano incoronati con fiori e tutta la giornata di festeggiamenti sarebbe stata seguita da una notte di amore. "I matrimoni di maggio" che accadevano questa notte, potevano durare un anno e un giorno o solo dal tramonto all'alba.

La fertilità del raccolto è un tema importante in questo Sabbat. Le scope venivano cavalcate come cavalli attraverso i campi dalle donne, in un simbolico rito di fertilità. Il Palo di Maggio era la parte centrale della celebrazione e sopra portava una ghirlanda. Il palo rappresentava le forze maschili e la ghirlanda quelle femminili. La pratica che vi è tuttora di adornare un palo con dei nastri è un'invezione più recente anche se la danza in circolo è antica quanto la tradizione. Gli uomini rincorrevano a cavallo le donne, cercando di prendere, come Pwyll che rincorre Rhiannon. (Lei non poteva essere presa se non voleva).
Il palo era solitamente il pino che era stato decorato a Yule con la maggior parte dei rami rimossi. I nastri venivano attaccati nella parte superiore ed erano rossi e bianchi: il rosso del Dio e il bianco della Madre. I partecipanti avrebbero iniziato a danzarci attorno: gli uomini tenendo un nastro rosso e le donne quello bianco. Durante la danza i nastri venivano intrecciati per formare un simbolico incrocio di nascita attorno al palo fallico, che ovviamente rappresentava l'unione della Dea e del Dio.

La fertilità e la guarigione erano fondamentali. Il falò era anche una parte del rituale e il fuoco di Beltane era composto dalle nove erbe sacre ai Celti. I fuochi della casa venivano spenti e venivano riaccesi dal fuoco sacro del rituale. I campi e le case erano benedetti con delle foglie brucianti. Quando il falò si spegneva pian piano, il bestiame veniva fatto attraversare le ceneri per essere benedetto e guarito. Un'altra tradizione era quella di saltare sul fuoco tre volte per avere buona fortuna. Le coppie avrebbero sancito la loro promessa d'amore, saltando sul fuoco assieme, anche se ne faceva un matrimonio. Si considerava sfortunato essere sposati nel mese di Maggio, il matrimonio sacro era riservato al Dio e alla Dea.

Un'altra bellissima celebrazione di Beltane era fatta attraverso il rito di "portar dentro Maggio". I giovani del villaggio andavano per campi e boschi a mezzanotte del 30 aprile per raccogliere fiori con cui decorare se stessi, i loro familiari e le loro case. Nel ritorno a casa, si fermavano ad ogni porta per lasciare un fiore e in cambio ricevere del cibo e delle bevande. Se ci pensate assomiglia molto alla tradizione di "dolcetto o scherzetto" di Samhain.

E' anche ritenuto rituale filare, ricamare e tessere in questo periodo dell'anno. L'atto di unire insieme il filo e l'ago per formare un terzo oggetto è considerato spirito di Beltane.

Per i moderni Pagani, Beltane è il tempo dell'unione e del piacere; la celebrazione del ritorno del calore del sole e del rinvigorirsi della Terra. E' la rinconciliazione degli opposti, attraverso l'amore e i frutti che sorgono da questa riconciliazione. E' il momento di ridare i nostri propositi per l'anno e l'amore agli altri. Inoltre è importante tenere a mente i propositi di Ostara e metterli in azione finalmente. Andrebbero onorati anche i guardiani della casa oggi.

E' anche un momento di conoscenza profonda del sè, di amore, di unione e di sviluppo del proprio potenziale, nella ricerca di una crescita personale. La prima mattina di maggio viene considerata magica per le acque selvatiche ( rugiada, fiumi, cascatelle ). Infatti veniva raccolta e conservata ed utilizzata per fare bagni di bellezza o bevuta per ottenere guarigione. Si dice che ogni fanciulla che fa il bagno in questa acqua magica sarà bella per tutto l'anno che segue.

Infine gli ultimi tre giorni di Aprile le case vanno purificate con fumigazioni di bacche di ginepro.

martedì 22 aprile 2008

Earth day 2008


Il Giorno della Terra, in inglese Earth Day è il nome usato per indicare due diverse festività, una che si tiene annualmente ogni primavera nell'emisfero Nord del pianeta, ed un'altra in autunno dedicate all'ambiente ed alla salvaguardia del pianeta . Le Nazioni Unite celebrano questa festa ogni anno nell'equinozio di Marzo ma è un'osservanza per la maggior parte dichiararla il 22 aprile di ciascun anno. Questo secondo Earth Day fu celebrato a livello internazionale per la prima volta il 22 aprile per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Nato come movimento universitario, nel tempo l'Earth Day è divenuto un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l'inquinamento dell'aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e l'energia, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.



Oggi è la 38esima Giornata Mondiale della Terra. Cosa puoi fare per partecipare attivamente? Tanti nostri piccoli gesti quotidiani possono, tutti insieme, aiutare il mondo a guarire dalla febbre.

L'effetto serra e il riscaldamento globale sono in cima all'agenda politica globale, se ne stanno occupando l'Onu, Kyoto e tutti i governi del mondo. E tu? Il nostro stile di vita conta, e pesa, molto. Ecco come ridurre la nostra impronta ecologica. Questi eco-consigli sono stati estrapolati dalle indicazioni del decalogo di Al Gore, dalle indicazioni del World Watch Institute e incidono sulle emissioni di CO2 nei principali settori dei paesi occidentali, ovvero produzione industriale, consumi di energia, di risorse, trasporti.

1. Cerca il bollino verde. Scegli prodotti con una certificazione "eco". Sceglili di qualità, durevoli, belli e funzionali: quelli fuori moda o difficili da usare vengono buttati prima.

2. Cambia la luce.
Sostituisci una lampadina normale con un'altra a basso consumo per risparmiare 70 kg di CO2 l'anno e tanti soldi in bolletta (almeno 60 euro l'anno se le si cambia in tutta la casa). Le vecchie lampadine al tungsteno dovrebbero in realtà chiamarsi "stufette": il 95% dell'elettricità la sprecano in calore inutile.

3. Meno "usa & getta".
Smettila di starnutire sugli alberi. Per pulire, detergere, pulirsi, farsi la barba, scrivere… c'è sempre un'alternativa migliore della carta da cellulosa vergine.

4. Più riciclo.
La carta riciclata riduce del 20% la CO2 e salva gli alberi. La plastica diventa mille cose diverse. Riciclare il vetro fa risparmiare il 30% di CO2 e il 120% di materie prime. Riciclare le lattine di alluminio l'85%, e con 37 lattine si fa una caffettiera nuova.

5. Risparmia con "classe".
Un frigo di classe "A" va per 43 ore con la stessa energia consumata da uno di classe "C" in 16. Usa lavatrice e lavastoviglie solo a pieno carico: il tasto "1/2" inganna, dà risparmi solo del 20%. E un bucato a 90°C consuma sette volte tanto che a 30°!

6. Niente luci rosse.
Stereo, tv e dvd in "stand-by" succhiano da 70 a 150 euro all'anno d'elettricità, non per il led ma perché stanno accesi per "sentire" il telecomando. No, spegni tutto con il pulsante.

7. Riscalda meglio.
Non coprire i caloriferi con niente. Abbassa il termostato, ogni grado in meno fa risparmiare l'8% annuo. Se la caldaia ha più di vent'anni, sostituiscila.

8. Climatizzatore.
Usalo moderatamente, non installarlo su una parete assolata, e quand'è acceso le finestre vanno chiuse.

9. Ai fornelli.
Pentole dello stesso diametro della corona dei fornelli, altrimenti si spreca fino a un terzo di calore. E col coperchio! Senza si consuma il quadruplo di gas.

10. Ecosostenibili a tavola.
Meno carne: 1 kg di carne consuma 100 volte le risorse di 1 kg di cereali. Verdure di stagione, non di serra. Più cibi locali, meno trasporti internazionali. Meglio da agricoltura biologica: le fattorie bio emettono metà dei gas delle altre.

11. Acqua di rubinetto.
Ha tanti eco-vantaggi, costa poco, è controllatissima. Raccoglila in una brocca al mattino per la sera, il cloro evapora ed è pure buona!

12. In macchina meno e meglio.
Il 46% delle emissioni di CO2 dei trasporti viene da auto private. L'auto ben tagliandata può consumare il 5% in meno. Con le gomme gonfie, il 2%. Non partire subito: a freddo "beve" il 50% in più.

13. Se si può, in treno.
Da Milano a Roma un passeggero in aereo genera 80 kg di CO2; in auto da solo, 70 kg; in treno tre volte meno: 23 kg!

14. Usa pile ricaricabili.
Durano da 500 a 1000 cicli. Quelle usa e getta sono bombe chimiche irrecuperabili, per produrle si consuma 200 volte l'energia che contengono, l'80% finisce nella spazzatura normale contaminandola, e comunque non sono riciclabili in alcun modo.

15. Al computer.
Attiva la funzione "risparmio energia". In pausa pranzo spegnilo bene, anche il monitor; e quello Lcd consuma la metà.

16. Il bravo manager.
Commissiona una stima delle emissioni di CO2 dell'azienda: la consapevolezza parte dalla contabilità.

17. Energia pulita. Accendi il contratto con un fornitore di energia rinnovabile.

18. Pianta un albero.
Un solo albero assorbe almeno 1 tonnellata di CO2 nella durata della sua vita.

19. In libreria. "50 cose da fare per salvare il mondo e risparmiare denaro" di Andreas Schlumberger (Apogeo, a Impatto Zero) e "Salvare il mondo senza essere Superman", di Roberto Rizzo (Einaudi).

20. Informati online.
Leggere una notizia su Internet fa risparmiare il 97% d'energia rispetto a un quotidiano. Un'occhiata al sito di Al Gore (www.climatecrisis.net), poi www.climatechange.eu.com (nuova campagna UE, "You control climate change". Pare facile: "Abbassa. Spegni. Ricicla. Cammina") e… 21. www.impattozero.it. C'è il calcolatore della tua CO2 personale. Sai quanta ne emette ogni italiano in media, al giorno? (21 kg).

22. Sii consapevole.
Ogni gesto ha un peso. Attenzione, rispetto e "impronta leggera" siano le parole d'ordine.

(tratto in parte da yahoo)

giovedì 17 aprile 2008

La gravidanza


Appena nasceva un bambino, in nome delle superstizioni, e quindi per proteggerlo idealmente dal rischio della mortalità infantile (che un tempo era molto frequente) gliene venivano fatte letteralmente di tutti i colori.

Appena nato gli veniva messo in bocca qualche cristallo di sale grosso, nella convinzione che il sale allontanasse il maligno (perchè tradizione vuole che le streghe non potessero usarlo nelle loro pozioni e dovessero mangiare insipido), poi veniva preso dal padre e passato per tre volte sul fuoco acceso del caminetto, affinchè il fuoco lo proteggesse dalle future malattie, e quindi veniva messa la fuliggine dello stesso caminetto sotto la sua culla e sotto il suo cuscino, affinchè la cenere (come con l'incenso delle benedizioni religiose) lo consacrasse. E se il bambino si ammalava nei primi mesi di vita, il rito veniva ripetuto, usando però il forno al posto del caminetto: veniva inserito tre volte nel forno acceso, appoggiato sulla pala del pane.

Il padre poi, sempre poco dopo la nascita, uccideva una rondine e gli estraeva il cuore che faceva succhiare al bambino, affinchè questo uccello libero, abituato a lasciare il nido e a volare presto, trasmettesse questi stessi valori al neonato. Lo stesso avveniva anche con il cuore del maiale o del bue e con i testicoli del gallo, per trasmettergli forza ed essere prolifico.
Tutto ciò ovviamente, in nome delle concezioni animistiche secondo cui si interiorizzerebbero le caratteristiche dell'animale mangiato, esattamente come avviene, in ambito teologico, con l'ostia religiosa che infonde in chi la mangia, attraverso il corpo del messia, i suoi valori spirituali.

Al momento della nascita anche la placenta era oggetto di un riutilizzo scaramantico; veniva fatta mangiare ad altre donne ritenute poco fertili, per renderle prolifiche, ma affinchè avesse questo effetto (si dice prodigioso), doveva essere cucinata dal padre del nascituro.

Inoltre attraverso il cibo desiderato durante le "voglie" delle donne in cinta si sarebbe capito in anticipo il colore dei capelli nel nascituro; se la voglia era di vino rosso, sarebbe stato moro, se era di vino bianco, sarebbe nato biondo.

Proseguendo in questo elenco di rituali singolari, ricordiamo che in caso di enuresi (cioè il fare la pipì a letto), si raccomandava di dare da mangiare al bambino un intingolo di topi domestici e terra di camposanto.
Mentre se la madre non aveva latte per allattare (il che era considerato un intervento del maligno, prima che si scoprissero gli ormoni), allora era lei che doveva mettersi del sale sul petto, come anti-maleficio, e doveva osservare il divieto assoluto di bere nel bicchiere altrui e magiare nel piatto altrui, perchè si riteneva che l'invidia delle altre donne, trasmessa attraverso la saliva, gli potesse prosciugare il latte. Infine, doveva indossare "a rovescio" gli abiti del padre o del marito.
Solo in ultima battuta veniva consigliato ciò che anche la scienza moderna conferemerebbe, cioè di nutrirsi di brodo, uova, latte, vino, pasta, fagioli, a conferma che la medicina ancora veniva solo dopo la scaramanzia, cioè che la convinzione che il demonio ci mettesse lo zampino prevaricava le già note cognizioni scientifiche e igenico-sanitarie.
Il demonio infatti serviva come spiegazione razionale di ciò che ancora la scienza non era in grado di spiegare, evitando così di trovarsi senza spiegazioni davanti all'ignoto, che da sempre ha intimorito le popolazioni.

Anche la condizione della donna ci viene spiegata attraverso le supertizioni: una donna che aveva appena partorito, era considerata impura e per questo non doveva assolutamente cucinare, e doveva mangiare in disparte e non a tavola, non poteva cambiarsi d'abito, nè pettinarsi, nè avere rapporti sessuali, nè partecipare al battesimo del figlio.
Doveva essere addirittura portata portata in chiesa e benedetta per ri-purificarla e riaccettarla in famiglia.
Questo non si basa più di tanto su motivi igenici, quanto piuttosto su un pretesto per sottolineare una volta di più il ruolo ancora marginale delle donne nella società dell'epoca.

Interessante anche il rito dell'IMPAIOLATA, cioè "ins la paia" (sulla paglia), una festa in cui la madre del nascituro doveva sedere su una sedia fatta di paglia (originariamente direttamente su un covone di paglia). Era in pratica un pranzo successivo al battesimo del neonato, in cui i parenti e vicini portano cibi in dono: capponi, uova, formaggi, vino, dolci, i più poveri portano del pane.
Si mangiavano per tradizione delle minestre e dolci a base di uovo (simbolo di nascita e di trionfo sulla morte).
Inoltre il "galateo" dell'epoca prevedeva che i regali fossero più ricchi per i figli maschi e minori per le femmine (4 capponi se maschio, 2 se femmina).

martedì 15 aprile 2008

L'acchiappasogni: leggende

LA LEGGENDA DEL DREAM CATCHER SECONDO LA CULTURA DEI CHEYENNE

Molto tempo prima che arrivasse l’uomo bianco, in un villaggio cheyenne viveva una bambina il cui nome era Nuvola Fresca. Un giorno la piccola disse alla madre, Ultimo Sospiro della Sera:” quando scende la notte, spesso arriva un uccello nero a nutrirsi, becca pezzi del mio corpo e mi mangia finché non arrivi tu, leggera come il vento e lo cacci via. Ma non capisco cosa sia tutto questo”.
Con grande amore materno Ultimo Sospiro della Sera rassicurò la piccola dicendole: “le cose che vedi di notte si chiamano sogni e l’uccello nero che arriva è soltanto un’ombra che viene a salvarti” Nuvola fresca rispose: “ma io ho tanta paura, vorrei vedere solo le ombre bianche che sono buone”.
Allora la saggia madre, sapeva che in cuor suo sarebbe stato ingiusto chiudere la porta alla paura della sua bimba, inventò una rete tonda per pescare i sogni nel lago della notte, poi diede all’oggetto un potere magico: riconoscere i sogni buoni, cioè quelli utili per la crescita spirituale della sua bambina, da quelli cattivi, cioè insignificanti e ingannevoli.
Ultimo Sospiro della Sera costruì tanti dream catcher e li appese sulle culle di tutti i piccoli del villaggio cheyenne.
Man mano che i bambini crescevano abbellivano il loro acchiappasogni con oggetti a loro cari e il potere magico cresceva, cresceva, cresceva insieme a loro… Ogni cheyenne conserva il suo acchiappasogni per tutta la vita, come oggetto sacro portatore di forza e saggezza.

Ancora oggi, a secoli di distanza, ogni volta che nasce un bambino, gli Indiani costruiscono un dreamcatcher e lo collocano sopra la sua culla. Con un legno speciale, molto duttile, plasmano un cerchio, che rappresenta l'universo, e intrecciano al suo interno una rete simile alla tela del ragno. Alla ragnatela assegnano quindi il compito di catturare e trattenere tutti i sogni che il piccolo farà. Se si tratterà di sogni positivi, il dream catcher li affiderà al filo delle perline (le forze della natura) e li farà avverare. Se li giudicherà invece negativi, li consegnerà alle piume di un uccello e li farà portare via, lontano, disperdendoli nei cieli...



LA LEGGENDA DEL DREAMCATCHER SECONDO LA CULTURA LAKOTA

Molto tempo fa, quando il mondo era ancora giovane, un antico capo spirituale Lakota era su una montagna ed ebbe una visione. Nella sua visione,Iktomi, il grande maestro di saggezza, apparve sottoforma di ragno. Iktomi gli parlò nella lingua sacra che solo i capi spirituali dei Lakota conoscevano.
Mentre parlava Iktomi, il ragno, prese l'anello che portava con sè l'antico maestro, che aveva piume, crine di cavallo, perle e offerte, e iniziò a tessere una tela. Parlò all'anziano dei cicli della vita e come noi iniziamo le nostre vite come infanti, diventando adolescenti e infine adulti, completando il ciclo.
" Ma" disse Iktomi mentre continuava a tessere la sua tela " In ogni momento della vita ci sono molte energie --- alcune son buone, altre meno. Se ascolti le energie buone, ti porteranno nella direzione giusta. Ma se ascolti le energie cattive, ti feriranno e andrai nella direzione sbagliata."
Continuò : " Ci sono molte energie differenti e differenti direzioni che possono aiutare o interferire con l'armonia della natura, e anche con il grande spirito e i suoi meravigliosi insegnamenti."
Mentre parlava, il ragno continuava a tessere la sua tela iniziando dall'esterno, lavorandola verso il centro.Quando Iktomi finì di parlare, diede all'anziano Lakota la tela e disse:
" Vedi, la tela è un cerchio perfetto ma c'è un buco al centro del cerchio. Usa la tela per aiutare te stesso e il tuo popolo per raggiungere i tuoi obiettivi e fare un buon uso delle idee delle persone, i loro sogni e visioni. Se credi nel Grande Spirito, la tela acchiapperà le tue buone idee e le cattive andranno via tramite il buco."
Il capo Lakota raccontò la sua visione al suo popolo e adesso gli Indiani Sioux usano gli acchiappasogni come tela della loro vita.

Viene appeso sui loro letti e nelle loro case per setacciare i sogni e visioni. Il buono nei loro sogni viene catturato nella tela della loro vita e portata con se, ma il male dei loro sogni scappa attraverso il buco al centro della tela e non fa più parte di loro. Credono che l'acchiappasogni possegga la fortuna del loro destino.

L'acchiappasogni: costruirlo da soli


L'acchiappasogni è un oggetto tradizionale della cultura degli Indiani d'America. Si racconta che mettendo uno di essi sull'entrata della camera da letto o nei pressi della zona in cui si dorme vengano catturati ed eliminati i sogni negativi e gli incubi, affinchè non turbino il sonno. La presenza delle piume invece concilierebbe l'arrivo dei sogni positivi e lieti da ricordare. Costruirsi un Acchiappasogni da soli è tutt'altra cosa che comprarlo già fatto in qualche bancherella o negozio etnico... Quindi un po' di forza di volontà e anche voi avreste il vostro personalissimo acchiappasogni! Potrete anche impregnarlo di magia... Esprimete un desiderio o un intento visualizzandone la risoluzione ad ogni nodo che farete. Potreste rimanere stupiti da ciò che potrebbe accadere!
Oggetti necessari :

Anello di metallo ( ottone )
Qualsiasi laccio o nastrino
Filo di lino
Qualsiasi tipo di perline
Piume

Avvolgete i lacci o i nastrini attorno all'anello fino a coprirlo completamente, e legatelo, lasciando un pezzo lungo abbastanza da poterlo usare come gancio per appendere. Prendete un pezzo di filo di lino e legatelo vicino alla parte superiore dell'anello, vicino al gancio. Fate un nodo e legatelo, per fare 7 punti attorno l'esterno dell'anello, tenendo il filo teso e finendo dove avete iniziato. Da questo ultimo punto, legate il filo attraverso i vari fili creati e attorno al cerchio dell'anello, facendo una specie di tela di ragno. Piccole, colorate o irridiscenti perline possono essere aggiunte per dare le sembianze della rugiada che scende. Quando raggiungete il centro dell'anello, dove non potete proseguire, legate il filo. In questo momento, ci sono due scelte per il pezzo terminato : 1.) Cucite 4 perline su una piuma e legate la piuma al centro dell'acchiappasogni, oppure.. 2.) Tagliate 2 o 3 pezzi di nastrini di ugual misura e fate una piccola fenditura alla fine di ognuna, e legatele in questa maniera all'anello. Potete mettere perline alla fine di ogni laccio, fare nodini, inserire piume, fare tutto ciò che desiderate ( Usate la colla per assicurare le piume ai lacci. )

sabato 22 marzo 2008

Sorridi!


Buon pomeriggio a tutti!
Il post di oggi è dedicato al sorriso.. Quella miracolosa parentesi di gioia in una giornata triste e sola..

Oggi tanto cambiare stavo studiando, ed ero parecchio depressa...Un po' per la situazione (anche domani che è Pasqua e tutte le persone normali di solito nei giorni di festa si rilassano mentre io devo comunque studiare), un po' per quei dannati teoremi sul calcolo di massimi e minimi che non sono proprio il mio forte, un po' per la continua lontananza del mio amore avevo praticamente toccato il fondo. Ma un'uscita per una commissione mi ha resa felice!
Si, proprio così! Non sono matta su, solo un po' esaurita!
Come dicevo, oggi intorno alle 16.30 mi viene un'irrefrenabile voglia di quelle pizze delle scatole... Chissà che ci mettono, ma a me è venuta voglia proprio di quella... Poi ho un'interessante teoria in merito che ogni tipo di pizza sia diversa, ma questa è un'altra storia..
Dopo essermi convinta ad andare a cercarla (dico io, se sono già messa così ora come lo sarò quando sarò in cinta?), mi preparo ed esco. L'aria aperta fa i miracoli! Subito stare al sole mi ha fatto bene, ma è stata la gentilezza e il sorriso del commesso del supermercatino del mio paese a cambiare la mia giornata.. Con il suoi modi affabili ha fatto fiorire un sorriso sul mio viso.. E il bello è che non è una persona falsa dietro un bancone come spesso accade, è davvero una delle persone più solari che esistano! Gli fa davvero piacere parlare con i clienti ed assicurarsi che siano a posto! Così mi allontano dal negozio con la mia bella scatola della pizza come trofeo e un pacchetto di caramelle al lampone (e si, mi chiamavano, mica potevo lasciarle li senza qualcuno che gli volesse bene...) felice, come se tutta la depressione di prima fosse svanita in un solo istante. E ora sono qui a rendervi partecipi della mia giornata!

Un sorriso o una parola gentile non costa niente, e può davvero far felice chi ti sta di fronte, che sia tuo marito, tua madre , un amico o un semplice passante incontrato al semaforo. Non servono grandi gesta per rendere il mondo migliore, solo le piccole azioni quotidiane fatte disinteressatamente. Chiunque può aiutare il prossimo, basta solo volerlo.



Un sorriso

Un sorriso non costa niente e produce molto arrichisce chi lo riceve,

senza impoverire chi lo da.

Dura un solo istante,

ma talvolta il suo ricordo è eterno.

Nessuno è così ricco da poter farne a meno,

nessuno è abbastanza povero da non meritarlo.

Crea la felicità in casa,

è il segno tangibile dell'amicizia,

un sorriso da riposo a chi è stanco,

rende coraggio ai più scoraggiati,

non può essere comprato, ne prestato, ne rubato,

perchè è qualcosa di valore solo nel momento in cui viene dato.

E se qualche volta incontrate qualcuno

che non sa più sorridere,

siate generoso,dategli il vostro,

perchè nessuno ha mai bisogno di un sorriso

quanto colui che non può regalarne ad altri.

Anonimo



giovedì 20 marzo 2008

Ostara: ricettine



Pane D'Oro

olio
fette di pane preferibilmente raffermo
latte
uova
sale.
Friggere nell'olio ben caldo delle fette di pane preferibilmente raffermo bagnate nel latte e passate nell'uovo. Salare e servire ben caldo.



Uova della Sibilla

4 pomodori tondi
4 uova
capperi
3 acciughe sotto sale
3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaio di aceto di mele
basilico
sale e pepe

Mettere le uova in acqua bollente salata per 8 minuti; scolatele e metterle sotto un getto d'acqua fredda per farle raffreddare. Sgusciatele e fatele a fette. Salare leggermente. Sciacquate le acciughe e diliscatele. Prendere una fetta di pomodoro e ponete sopra una rondella di uovo e su ognuna mettete un pezzo di acciuga e un cappero. aggiungete una presa di pepe appena macinato e il basilico. Versate questa salsa sulla preparazione e servite in tavola.




Uova di Oestara

8 uova sode
maionese
un pizzico d'aceto
timo o basilico

Sbucciate le uova e tagliatele a metà in altezza. Togliete il tuorlo e insieme alla maionese e l'aceto lavoratelo finchè non diventa cremoso.
Rimettete nelle uova questo composto cremoso, attentamente con un cucchiaino perchè non strasbordi. Guarnite con del timo fresco o basilico.




Ovette di Ostara

150g di biscotti secchi (tipo oro-saiwa)
150 g burro (io uso la margarina, è meglio)
120 g di cacao amaro
100 g zucchero
il succo di un arancia
50g di diavolini (sono dei confettini piccolissimi colorati, si usano anche sugli struffoli, dolce tipico di natale)
50 g di pinoli
2 tuorli d'uovo

Tagliate il burro ammorbiditelo a pezzetti e lavoratelo con lo zucchero fino a ottenere una crema omogenea e spumosa. Sbriciolate i biscotti secchi(io uso il mortaio )
Aggiungete i tuorli, lavorando con un cucchiaio di legno, poi il cacao, i biscotti e i pinoli.
Allungate il composto con il succo d'arancia e amalgamatelo: dovrà risultare piuttosto consistente, quindi dividetelo in tante parti.
Lavorate le porzioni di pasta con le mani, dando la forma di piccole uova (3cm max)
Passate gli ovetti nell agranella di zucchero(diavolini) metteteli su un foglio di carta alluminio e lasciateli in frigorifero per un ora, finche nn saranno ben rassodati.
Servite in coppette foderate di carta alluminio, sono buonissime, provatele ad Oestara(vedi anche i pinoli, infatti sono semi e si usano in cucina ad Oestara).

Incenso di Ostara


Come base di tutti gli incensi dovete usare un po' di segatura o trucioli di legno.
L'albero indicato x Ostara è l'Ontano.

Pestate:

4 parti di legno di Ontano;
1 parte di petali di rosa;
1 parte di petali di violetta;
10 gocce di olio essenziale di caprifoglio

mercoledì 19 marzo 2008

La danza dell'equinozio


La danza dell'equinozio o la danza dei cerchi in equilibrio:


Un gruppo si muoverà in senso antiorario, l'altro in senso orario, per rappresentare l'equilibrio tra luce e buio. A coppie, disponetevi schiena contro schiena, toccate con la mano destra la persona di fronte a voi, muovendovi mentre questa si sposta, poi tendete la mano sinistra lla persona successiva, e così via (Grand Allemanne)

Un bellissimo canto da effettuare è:

"Mentre noi seminiamo
così possiamo crescere,
forti e liberi,
in prosperità"

Mentre cantate e danzate, raccogliete l'energia; quando è al massimo, convogliatela verso i semi che avrete precedentemente preparato. Passateli nel cerchio e mentre li piantate nei vasi esprimente un vostro obiettivo. Visualizzate le piantine che crescono sane e forti, e voi con loro, senza timore per il futuro.


Le danze putroppo si possono fare solo in gruppo, ma ho voluto inserirla in quanto mi sembrava carina...Non so se si capisce molto, ma forse un'idea riuscite a farvela!

Ostara


Il giorno sacro in cui la luce e il buio sono in equilibrio,
quando la vita riemerge dalla Grande Madre Terra

E' la notte tra il 20 e il 21 marzo, l'equinozio di primavera, e coincide quasi sempre con la Pasqua cristiana.

In questa occasione il giorno e la notte hanno la stessa durata. La natura si risveglia dal suo lungo sonno, cominciano a sbocciare i fiori, l'erba nuova ricoprre i prati e molti animali si accoppiano seguendo l'istinto primordiale di conservazione della specie.I canti degli uccelli iniziano a echeggiare e il sole si fa più caldo.

Nei paesi celtici questa festa segnava l'inizio della stagione della semina.

A Roma, per l'occasione, le Vestali celebravano un particolare rito che involveva l'accensione di un cero (che venne in seguito assimilato dalla tradizione cristiana) simboleggiante la fiamma eterna dell'esistenza. Il cero, all'interno dei templi dedicati alla dea, veniva spento solo all'alba del giorno seguente.

Secondo la mitologia greca, la primavera segnava il ritorno dal mondo sotterraneo di Persefone. Questo rappresenta lo sbocciare della stagione. Demetra, la madre di Persedone, è simbolo della terra fertile e del grano maturo del raccolto.

Figlia di Zeus e di Demetra, venne rapita da Ade, dio dell'oltretomba, che la portò negli inferi per sposarla ancora fanciulla contro la sua volontà. Una volta negli inferi le venne offerta della frutta, ed ella mangiò senza appetito solo sei semi di melograno. Persefone ignorava però il trucco di Ade: chi mangia i frutti degli inferi è costretto a rimanervi per l'eternità.
La madre, dea dell'agricoltura, che prima di questo episodio procurava agli uomini interi anni di bel tempo e fertilità delle terre, reagì adirata al rapimento impedendo la crescita delle messi, scatenando un inverno duro che sembrava non avere mai fine. Con l'intervento di Zeus si giunse ad un accordo, per cui, visto che Persefone non aveva mangiato un frutto intero, sarebbe rimasta nell'oltretomba solo per un numero di mesi equivalente al numero di semi da lei mangiati, potendo così trascorrere con la madre il resto dell'anno. Così Persefone avrebbe trascorso sei mesi con il marito negli inferi e sei mesi con la madre sulla terra.
Demetra allora accoglieva con gioia il periodico ritorno di Persefone sulla Terra, facendo rifiorire la natura in primavera ed in estate.


Il nome Oestara proviene dal Latino ed era il nome della Dea della primavera Eostre. Questa Dea è collegata ad una dolce legenda: un piccolo coniglietto voleva così tanto piacere ad Eostre che lasciava in giro uova sacre in suo onore e le decorava con i colori dell'arcobaleno. Quando il coniglietto si presentò innanzi alla Dea con il suo dono, lei fu così contenta che desiderò dividere la sua gioia con tutti gli uomini della terra e chiese al piccolo coniglietto di andare in giro per il mondo a donare le piccole uova colorate.
Suo simbolo è infatti la lepre, come simbolo di fertilità, causa la velocità con cio si riproduce.

Questo è infatti il periodo dell'anno in cui decoriamo le uova e il coniglio le nasconde. Il cesto pieno di uova decorate simbolizza il grembo fertile della Madre, quasi pronto a esplodere sulla Terra. Erano disegnati con colori brillanti e con vari tipi di strisce e cerchi che rappresentavano i cicli della vita, morte e rinascita. Il tuorlo dorato rappresenta il Dio Sole, il suo albume è visto come la Dea Bianca e il tutto è un simbolo della rinascita.

Durante Oestara uova dipinte sono usate sull'altare come decorazione per onorare il Dio e la Dea e sono portate addosso come talismani magici per la fertilità.
L'uovo è un potente simbolo della nuova e rinata vita lontana dall'apparente morte o assenza di vita dell'inverno. La forza maschile e femminile, yin e yang sono bilanciati.

Ad Ostara, il Dio diviene guerriero, il campione della Dea e come alcuni eroi ( Ercole o Artù ), ha 12 fatiche da attraversare, ognuna legata ad un segno dello zodiaco. Danzando attorno al cerchio, egli si mostra nella persona dell'eroe locale o di un ragazzo scelto per averne la parte. E' armato con la Lancia del Sole e con le Freccie della Passione e quando interpreta la sua parte, con il permesso della Dea, lancia le sue frecce nel sole e inizia il suo viaggio.

Il Dio si trova nella sua forma di Pan. In primavera è il re dei boschi e il pastore di capre. E' il simbolo della giovinezza, dell'istinto della natura. In questa fase, è in sintonia con gli animali. L'immagine di Pan, con le corna, il corpo umano e le gambe da capra lo rappresentano alla perfezione. E' libero, senza responsabilità, l'adolescente che cresce attraverso le foreste.

Celebrate la Fanciulla che è in voi, la Dea vergine e forte, che non ha bisogno di nessuno per ergersi sul mondo. Siate libere e travolgenti, dolci ma decise. Siate cosa realmente desiderate essere ma spesso dovete reprimere. Sentitevi crecere ed evolvere, come un piccolo germoglio che spunta dalla terra ancora inasprita dall'inverno. Come lui crogiolatevi al sole tiepido, assorbitene l'energia e pensate a cosa vorreste cambiare di voi, in cosa vorreste maturare.
Rinnovatevi, e rinnovate l'ambiente che vi circonda. Nulla è troppo tardi x essere cambiato.
Crescete, ed imparate dalla natura.
Celebrate la vostra forza interiore, perchè voi siete uniche e speciali, e sapete superare gli ostacoli che la vita vi pone.
Celebrate la vostra intelligenza, perchè sapete cavarvela in ogni situazione.
Celebrate i vostri sentimenti perchè senza di essi non sareste donne.

Alcune tradizioni in questa giornata vanno alla ricerca di trifogli nei prati. Il trifoglio è un simbolo molto potente nel mondo celtico, in quanto si dice che da esso sia stato ispirato il simbolo del Triskele che rappresenta sia le tre età della Dea sia il mondo fisico, mentale e spirituale.

La tradizione vuole che venivano accesi fuochi all'alba per la vita rinnovata e per la protezione del raccolto. Molte streghe festeggiavano Ostara facendo falò all'alba, suonando campanelle, decorando le uova e mangiandole ritualmente.

L'Equinozio di Primavera è un momento di azione, di rinnovamento, il tempo ideale per pulire la vostra casa e dare il benvenuto alla nuova stagione. " Le pulizie primaverili " sono molto più di un semplice lavoro fisico. Può essere visto come un tentativo mirato e concentrato di liberare la casa dai problemi e dalla negatività dei mesi passati e per prepararla alla Primavera e all'Estate. Per questo molti pagani, puliscono la propria casa con il pensiero positivo. Questo libera la casa da ogni sentimento negativo portato dall'Inverno. Una regola comune per le pulizie primaverili è che tutti i movimenti inclusi il lavare a terra o spolverare deve fare in movimento orario. I pagani credono che questa tradizione aiuti a riempire la casa di energia costruttiva.

sabato 15 marzo 2008

In bocca al lupo


Da dove deriva questo modo di dire?


In bocca al lupo è un augurio scherzoso di buona fortuna che si rivolge a chi sta per sottoporsi ad una prova difficile.

L'espressione ha un valore scaramantico: per scongiurare l'eventualità di un avvenimento indesiderato lo si esprime qui sotto forma di augurio. Andare nella bocca del lupo è infatti una palese metafora per cacciarsi nei guai.


Una consuetudine (più recente rispetto alla nascita del modo di dire di per sé) vuole che all'interlocutore che formula l'augurio si risponda con «crepi il lupo».


Anche se l'origine del modo di dire non è chiarissima, è certo che esso sia nato nel mondo rurale, molto probabilmente dal linguaggio di pastori e allevatori, presso i quali il lupo era temuto come animale pericoloso per eccellenza, perché predatore dibestiame .

Secondo un'altra interpretazione, il detto sarebbe nato dal linguaggio dei cacciatori: i lupi infatti, sebbene non commestibili, venivano spesso soppressi in passato sia per salvaguardare il bestiame, sia perché considerati, a torto, pericolosi per la popolazione umana. L'uccisione di un lupo era dunque considerato un gesto prestigioso, e il detto avrebbe avuto in origine il valore di un augurio di buona caccia.

F. Di Natale, N. Zacchei: In bocca al lupo: Espressioni idiomatiche e modi di dire tipici della lingua italiana

venerdì 14 marzo 2008

A Mia


Circa 3 giorni fa Mia, la gattina del mio ragazzo si è persa... Un attimo era li, sul balcone accanto a loro, un attimo dopo non c'era più... Probabilmente caduta dalla ringhiera e spaventata, si è rifugiata insieme ad altri mici, cercando asilo...
Proprio pochi minuti fa è stata trovata, al buio, infreddolita e spaventata...
Ho deciso di dedicarle questa poesia (mi scuso ma non conosco l'autore), perchè calza a pennello della situazione...Forse non era il sole ad illuminare i suoi piccoli occhietti ma una torcia, ma l'emozione è stata la stessa....
Vedi Marco, devi sempre avere fiducia in me. Te l'avevo detto che l'avresti ritrovata in una settimana...


Nella notte buia

All'improvviso un raggio di sole

Che squarcia il cielo

Poi il raggio di sole prende forma

Sono i tuoi occhi fissi su di me

Quegli occhi dolci

Carichi di fascino e di mistero

E' il tuo mantello Che della notte ha preso il colore

Grazie amico mio

Per avermi fatto capire

Che anche nella notte più buia

Esiste sempre un raggio di sole.

giovedì 13 marzo 2008

Il corteggiamento


Innanzitutto vorrei scusarmi con voi per il mio prolungato allontanamento dal blog...Purtroppo è un periodo nero in tutti i campi, e sono completamente sommersa dallo studio e con i giorni che passano è sempre peggio!
Oggi sentendo che una mia amica a luglio si sposa mi ha preso un po' di tristezza...Io e il mio lui abbiamo per così dire una relazione a distanza, anche se sono a 100 km di lontananza, e molto spesso è dura...Per non parlare poi del tempo passato insieme praticamente sempre a studiare!
Mentre io sogno una vita come tutti gli altri,magari il poter aspettare la sera la mjia dolce metà, inserisco un post sulle credenze legate all'amore e al corteggiamento.
PS: E se credete che le relazioni non a stretto contatto non funzionino....Questanno sono 6 anni che stiamo insieme!



Il tempo dell'innamoramento e del corteggiamento, sempre nella tradizione contadina italiana, era in tempo largamente dedicato al ricorso agli oracoli "alimentari", cioè al tentativo superstizioso di indovinare il volto, il nome e la serietà del futuro sposo, attraverso il ricorso a vari alimenti.

Nella crommiomanzia, la divinazione attraverso le cipolle, per esempio si incideva il nome dell'amato su una cipolla; se questa germogliava significava che l'amato contraccambiava il sentimento.
Si raccolgono quindi varie cipolle e si scrive su ciascuna il nome della persona di cui si desidera avere notizie. In seguito, si mettono sotto una terra ben inumidita e a seconda di come germoglieranno, rapidamente o lentamente, si dedurrà lo stato di salute della persona a cui corrispondono(o il nome del futuro marito).

L'ovomanzia, la divinazione con le uova, invece prevedeva di mettere fuori dalla finestra una bottiglia con acqua e un albume d'uovo: dalla forma dell'albume si sarebbe capita la professione del futuro marito.
Si rendono più visibili usando acqua bollente, poiché l'albume si coagula grazie all'azione del calore.

Oppure ancora si poteva mettere una mela nello scaldino (un contenitore con delle braci ardenti); se la mela scoppiava lui l'amava davvero, se la mela bruciava, no.

Infine si poteva addirittura digiunare (o cenare solo con insalata scondita) per sognare il futuro marito. L'abitudine, poi divenuta dietetica, di mangiare cibo scondito, deriva dal fatto che la parola "condito" significa anche malconcio, e tale sarebbe stato il marito di ci si nutriva così.

Anche i maschi avevano le loro pratiche scaramantiche: quando erano innamorati dovevano evitare di mangiare nelle pentole, altrimenti avrebbero sposato donne ammalate di pazzia.

Molti dei riti del corteggiamento, non diversamente da oggi, erano connessi al cibo, e anche allora il galateo prevedeva in pagare da bere alla ragazza, ma siccome questa non era ancora libera di uscire da sola, l'invito era esteso anche a tutta la sua famiglia, con un dispendio economico importante, che si protraeva praticamente fino alle nozze, visto che, pur in cambio della dote della fanciulla (e della sua mano...), il fidanzato doveva ottemperare ad una lunga e costosa sequenza di doni alimentari.
Dal rito della Ligazza (con cui si ufficializzava il fidanzamento, passando dalla condizione di "filarino", cioè corteggiatore, a quella di "moroso"), fino alle nozze, il fidanzato doveva portare a casa di lei un numero sempre crescente di cesti di frutta fresca, frutta secca, caramelle, ciambelle, e durante la quaresima in particolare, le deve donare: 2 ciambelle la prima settimana, 4 la seconda, 6 la terza, 8 la quarta, 10 la quinta, 12 la sesta. In pratica una figlia che andava sposa era una bella notizia per tutta la famiglia.

Anche il nuovo legame parentale tra le due famiglie era sancito da un pranzo, ma qui subentrava il vino, simbolo di un legame sacro: il rito del vino prevedeva che i genitori degli sposi bevessero dallo stesso bicchiere, per sancire la nuova parentela che andava formandosi.


lunedì 3 marzo 2008

Sorelle



In un giorno molto caldo una giovane donna sposata andò in visita a casa di sua madre e, insieme, si sedettero su un sofà a bere the ghiacciato.
Mentre parlavano della vita, del matrimonio, delle responsabilità e degli obblighi dell'età adulta la madre pensosa fece tintinnare i suoi cubetti di ghiaccio nel bicchiere e lanciò un'occhiata serena e intensa alla figlia: "Non dimenticare le tue Sorelle!" raccomandò, facendo turbinare le sue foglie di the sul fondo di vetro "Esse saranno sempre più importanti man mano che invecchierai. Non importa quanto amerai tuo marito, né quanto amerai i bambini che potrai avere: avrai sempre bisogno della Sorellanza. Ricordati viaggiare con loro ogni tanto: ricordati di fare delle cose con loro... ricordati che 'Sorelle' significa TUTTE le donne... le tue amiche, le tue figlie, e tutte le altre donne che ti saranno vicine. Tu avrai bisogno di altre donne, le donne ne hanno sempre bisogno."

"Ma che strano consiglio!" pensò la giovane donna "Non mi sono appena sposata? Non sono appena entrata nel mondo del matrimonio? Adesso sono una donna sposata, per fortuna! Sono adulta! Sicuramente mio marito e la famiglia cui stiamo dando inizio saranno tutto ciò di cui ho bisogno per realizzarmi!".

Ma la giovane donna ascoltò sua madre e mantenne contatti con altre donne ed ebbe sempre più "sorelle" ogni anno che passava.
Un anno dopo l'altro venne gradualmente a capire che sua madre sapeva molto bene di cosa stava parlando: stava parlando di come, mentre il tempo e la natura operano i loro cambiamenti e i loro misteri sulla vita di una donna, le sorelle sono il suo sostegno.

Dopo più di cinquanta anni vissuti in questo mondo, questo è tutto ciò che ha imparato,

È TUTTO QUI:

Il tempo passa.
La vita avviene.
Le distanze separano.
I bambini crescono.
I lavori vanno e vengono.
L'amore scolorisce o svanisce.
Gli uomini non fanno ciò che speriamo.
I cuori si spezzano.
I genitori muoiono.
I colleghi dimenticano i favori.
Le carriere finiscono.

MA...
le Sorelle sono là!


Non importa quanto tempo e quante miglia ci siano fra voi.

Un'amica non è mai così lontana da non poter essere raggiunta
Quando dovrai camminare per quella valle solitaria - e dovrai camminare da sola - le donne della tua vita saranno sull'orlo della valle, incoraggiandoti, pregando per te, tenendo per te, intervenendo a tuo favore ed attendendoti con le braccia aperte all'estremità della valle.
A volte, infrangeranno persino le regole e cammineranno al tuo fianco.
O entreranno e ti strapperanno da lì.
Amiche, figlie, nuore, sorelle, cognate, madri, nonne, zie, nipoti, cugine e famiglia estesa, tutte benedicono la tua vita!
Il mondo non sarebbe lo stesso senza donne.
Quando abbiamo cominciato questa avventura denominata femminilità non avevamo idea delle gioie o dei dispiaceri incredibili che avremmo avuto davanti.
Né sapevamo quanto avremmo avuto bisogno le une delle altre.
Ogni giorno, ne abbiamo ancora bisogno.



Autrice anglofona sconosciuta: testo pervenuto per catena di email...
(tradotto dall'inglese da M.G.Ricotti nel febbraio 2006 )

mercoledì 27 febbraio 2008

Il Cinghiale: Leggende


La forma sanscrita del nome del cinghiale deriva dalla radice var-/vri- che ha il senso di “occultare”. Dalla stessa radice, discende il nome Veruna, aspetto immanifesto della divinità suprema in conoscibile e invincibile.
Vishnu sotto le sembianze di un cinghiale diede origine al presente ciclo facendo emergere la terra dalle acque ed orinandola.

Il pecari figura nell'arte maya, in un periodo in cui è stato addomesticato. Il maiale rappresentava una fonte di sostentamento e nutrimento ed era considerato sacro, come dimostra il trattamento riservato alle sue ossa. I teschi ritrovati negli scavi archeologici erano intagliati con figure umane e di giaguaro. Essendo una specie limitata ad un piccolo angolo degli Stati Uniti, compare in poche leggende americane e viene messo in relazione con i felini, in quanto era una loro preda. Al maiale selvatico veniva attribuita la velocità, il sacrificio di sé e l'allarme, perché se qualcuno lo attaccava, i suoi grugniti avrebbero avvertito gli altri del pericolo.

Il cinghiale ha avuto una grande notorietà nel Vecchio Mondo.

Il suino nero della mitologia egizia era il dio Seth, che si trasformò in cinghiale per scagliare un dardo di fuoco nell' occhio di Horus. Di conseguenza, fu maledetto da Rà e la sua carne venne ritenuta impura.

La concezione secondo cui il maiale era inadatto come cibo per l'uomo, fu adottata dagli ebrei e in seguito dai musulmani. In Siria e Palestina mangiarne era considerato un abominio.

Si dice che il cinghiale abbia travolto a morte sia Atteone, divinità frigia, che quella greca Adone. Il cinghiale, quindi, dispensa giustizia.

La maggior parte del simbolismo del cinghiale viene dai Celti che lo mettevano in relazione con la battaglia e la leadership. Il cinghiale dava forza e coraggio e sognarlo o vederlo in una visione, indicava il guerriero o la guerra. La sua comparsa, ad esempio, ad Isotta preannunciò la prossima morte di Tristano. Le sue setole erano considerate detentrici di un potere innato. In leggenda celtica, Fion calpesta una setola di cinghiale e muore per aver infranto il gaeas (promessa o, in questo caso, proibizione) di cacciare cinghiale. Alla fine, la setola ha più potere di un uomo e il cinghiale anche se indirettamente, dispensa ancora giustizia.
Il Camyx (corno da battaglia) della Scozia e del Galles riportava la figura della testa di un cinghiale e anche gli elmetti e gli scudi spesso recavano questa immagine.

Anche i Vichinghi adoravano il cinghiale per le sue qualità belliche. Era invocato dai guerrieri nordici perché desse loro la forza e la determinazione per vincere. Ad un livello più pratico, era simbolo di salute e prosperità. Era sacro a Freya e Freyr, le due divinità femminile e maschile della fertilità nell'antica Scandinavia.

I Celti attribuivano alla sua pelle qualità curative: se poste su una ferita, ad esempio, l'avrebbero fatta rimarginare. In seguito il maiale domestico divenne simbolo di fecondità e nelle tombe celtiche e in Galles è stato scoperto il corpo di diversi maiali, lasciati come cibo e per assicurarsi che l'anima passasse sana e salva nell'aldilà.

Nella mitologia celtica, Ceridwin, dea dell'ispirazione, era rappresentata dal cinghiale. La vecchia dea assumeva spesso quelle sembianze per avvicinare la gente.
Quindi ci si riferiva ai Druidi come ai maialini e alla dea come alla scrofa bianca.
Nella cultura celtica, i druidi venivano associati al simbolo del cinghiale. Il mito intendeva con ciò significare l’origine prima della loro tradizione: il centro d’irradiamento spirituale posto nell’Isola Bianca, la patria di origine dei Tuatha dé DanannPresso i Celti, cibarsi ritualmente delle carni del cinghiale in occasione della festa del primo dell’anno equivaleva ad assorbire la potenza divina mediante il nutrimento sacrificale, e rappresentava simbolicamente un ritorno all’origine della tradizione: all’Isola Bianca. Il mese dell’edera – dal 30 settembre al 27 ottobre – collegato alla lettera G dell’alfabeto ogamico (gort = edera) era anche il mese del cinghiale e dei banchetti in cui veniva consumata la sua carne.
Significa il ritorno alla pienezza e all’inesauribiltà dell’Essere: il cinghiale di Walhöll, Sahrimnir, pur smembrato, si rigenera continuamente per servire assieme all’idromele di nutrimento ai prescelti.

«Andhrimnir ha cotto, in Eldhrimnir
e bollito Sahrimnir,
il migliore dei cinghiali, ma pochi sanno
di che si nutrono gli eroi»

Ricordiamo a questo proposito che una delle caratteristiche del nutrimento che proviene dall’Isola iperborea è, appunto, l’inesauribilità,caratteristica che riguarda anche la Coppa celtica dell’abbondanza e, poi, il San Graal.
Nell’Edda il cinghiale Gullinbursti (“Setole-d’oro”) o Slídrugtanni (“Zanne-taglienti”) compare in relazione al re dell’età dell’oro, Freyr, di cui tira il carro. L’Ynglinga Saga chiama l’età dell’oro in cui regnò Freyr “pace di Fródi” il cui nome esprime allo stesso tempo “pace” e “saggezza”: due caratteristiche dell’età dell’oro, infatti nell’antico islandese frodr è “saggio” e Fródi è detto «fecondo di pace».
L’età di Freyr-Fródi – sotto il segno del cinghiale – si chiude con l’avvento di Yrsa, “Figlio dell’Orsa” (dal lat. ursa), il re che inaugura il ciclo successivo, sotto il segno dell’orso guerriero. E le dee che girano le macine del mulino cosmico cantano:

«Continuamo a macinare: il figlio di Yrsa
Nipote di Halfdan, si vendicherà di Fródi»

Il cinghiale raffigurato sulle insegne di guerra celtiche o sugli elmi anche presso i Germani, rappresentava la potenza luminosa e protettrice della divinità sull’esercito o sul guerriero. Tacito dice degli Estii, popolazione stanziata presso il Mar Baltico il cui culto s’incentrava su una figura di dea-madre (mater deum):«Portano immagini (formas) di cinghiali come amuleti religiosi che, al posto delle armi e d’ogni altra difesa assicurano protezione al devoto della dea anche in mezzo ai nemici»

Il cinghiale era l’animale araldico di Merlino così come l’orso lo era di Artù. Il nome Arthur deriva infatti dal celtico arthos (greco árktos; cfr. sanscrito arkshas) “orso”. Nennio (inizi sec. IX) traduce il nome di Artù in latino con ursus horribilis.

Nel componimento Kulhwch e Olwen, una delle primissime fonti su Artù, il re è presentato come cacciatore di un cinghiale dal nome Twrch Treyd, o Trwyth (da twrch = porcum). Secondo il testo citato, questa fu la più grande caccia al cinghiale dell’isola e si estese al Galles del Sud ed in Cornovaglia. Twrch Trwyth era un re trasformato in cinghiale.

Nell'Europa successiva all'avvento del cristianesimo, come il cervo rappresentava il bene, il cinghiale era il male. Come animale pagano diventò infatti l'antitesi delle virtù cristiane. Le zanne venivano considerate alla stregua di corna e nel primo Medioevo il cinghiale fu paragonato al diavolo. Nel XIV secolo, Bastardo di Buglione vedeva i cristiani come leoni e i saraceni come cinghiali. Gaston Phoebes, autore del Livre du chase nel XIII secolo, lo considerava l'animale più pericoloso del mondo. Era capace di uccidere un uomo, un cavallo, un leopardo o un leone con un colpo solo. Era spesso l'oggetto della caccia dell' eroe epico. Veniva cacciato nella stessa maniera del cervo, ma reagiva diversamente: aveva una maggior resistenza e minore astuzia. Gli venivano attribuiti spavalderia e orgoglio: mettere all'angolo un cinghiale era considerato come una sfida a duello. La sua bocca repellente ne ha fatto l'emblema del calunniatore e dei pettegolezzi, un' opinione che sembra essersi modificata durante il periodo vittoriano, quando si è affermata la concezione del cinghiale come campione. Le sue armi erano le zanne forti e aguzze.