giovedì 3 gennaio 2008

Dodekameron natalizio


Le 12 notti che separano il giorno di Natale dalla festa dell'Epifania, nell'antichità (ben prima dell'avvento del cristianesimo) erano denominate "dodekameron natalizio", cioè 12 giorni che andrebbero aggiunti all'anno lunare (354 giorni) per metterlo in pari con l'anno solare: non appartenendo né a un anno né all'altro, veniva quindi considerato un periodo fuori dall'ordine naturale delle cose, un "tempo fuori dal tempo".
Dalla notte di Natale al Capodanno all'Epifania era un'unica Grande Festa che celebrava la rinascita del sole nel momento in cui i giorni smettono di accorciarsi e ricominciano ad allungarsi. Era un periodo di rinnovamento e, in quanto tale, di passaggio: non appartenendo né all'anno che finiva né a quello che iniziava, era un tempo magico, privo di barriere: cadevano anche le barriere fra mondo naturale e mondo soprannaturale, perciò i morti potevano tornare e far sentire la loro presenza.
Con ritorno dei morti non si intende solo delle forze del male, ma al contrario dei defunti di famiglia, che potevano tornare a far visita (gradita) ai parenti. In questo periodo dunque, come pure all'inizio di novembre in cui ricorre la festa dei defunti(Samhain :) ), aveva luogo una specie di dialogo rituale con i defunti, che nella tradizione contadina erano considerati un'emanazione dei semi piantati nei campi coltivati, tanto da pregarli come numi tutelari delle coltivazioni stesse. D'altronde l'analogia si spiega da sè, sia i semi che i defunti erano affidati alla nuda terra affinchè ne potesse nascere una vita nuova.

Data la natura magica di questi giorni,occorreva quindi mettere in atto riti difensivi (per impedire ai malintenzionati di fare del male) e propiziatori (per ottenere benevolenza e protezione).
Ma, affinché i morti possano passare da una dimensione all'altra, è necessario, oltre a un tempo propizio, anche un luogo aperto al passaggio. Nella casa contadina questo luogo è il focolare che, con tutti i suoi elementi (fuoco, catena, "aròla", alari, cappa) è il cuore del microcosmo domestico e mette in comunicazione, in particolare attraverso la sua cappa nera, l'interno della casa col cielo e con la dimensione soprannaturale.
"Il camino -scrive Eraldo Baldini- è una soglia (…) accessibile agli Antenati famigliari, specie nei periodi di tempo 'fuori dal tempo': da questo ingresso magico i morti di casa entrano nella loro vecchia dimora terrena e ci si preoccupa di farla trovare in ordine, accogliente, predisposta al loro arrivo (…)Ma fra tutti i rituali di accoglienza degli Antenati al loro ritorno nel periodo solstiziale il più diffuso e quello più carico di implicazioni è rappresentato dal ceppo natalizio"(il ceppo di Yule di cui parlavo in un altro post). Esso in origine doveva bruciare nel focolare per tutti i dodici giorni e le dodici notti della Grande Festa: era un aiuto simbolico offerto al sole che stava rinvigorendo la sua forza, oppure rappresentava la distruzione col fuoco di tutti i mali dell'anno trascorso in un rito di purificazione per l'inizio del nuovo anno, oppure doveva, col suo calore e la sua luce, accogliere gli antenati che in quel periodo tornavano alle loro case.
In ogni caso la fiamma, le braci e i resti del ceppo natalizio erano ritenuti ricchi di potenza fecondatrice e fertilizzatrice, perché il fuoco del ceppo era vivificante e purificatore.In certe zone il vecchio di casa spruzzava d'olio le braci ardenti e le faville che ne uscivano rappresentavano l'abbondanza di vitelli (altrove di uva, frumento, ecc.) che il nuovo anno avrebbe portato; altrove la cenere del ceppo natalizio veniva posta sui ripiani dove si allevavano i bachi da seta per propiziarne la crescita, oppure sparsa sui tetti delle case e sui campi per preservarli da fulmini e temporali, oppure ancora veniva impiegata nei parti delle bestie per facilitare l'espulsione della placenta.

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