mercoledì 13 febbraio 2008

San Valentino: I Lupercali




Scusate ma mi sono dimenticata di mettere l'etichetta x il precedente...quindi chi cercasse qualcosa sulla festività di San valentino guardi anche il post Le origini


I Lupercalia erano una festività religiosa romana che si celebrava il 15 febbraio, in onore di Fauno nella sua accezione di Luperco (in latino Lupercus), cioè protettore del bestiame ovino e caprino dall'attacco dei lupi.

Secondo un'altra ipotesi, avanzata da Dionisio di Alicarnasso], i Lupercalia ricordano il miracoloso allattamento dei due gemelli Romolo e Remo da parte di una lupa che da poco aveva partorito; Plutarco dà una descrizione minuziosa dei Lupercalia nelle sue Vite parallele ("Vita di Giulio Cesare", cap. 61). I Lupercalia venivano celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo sarebbero cresciuti allattati da una lupa.

La festa era celebrata da giovani sacerdoti chiamati Luperci, seminudi con le membra spalmate di grasso e una maschera di fango sulla faccia; soltanto intorno alle anche portavano una pelle di capra ricavata dalle vittime sacrificate nel Lupercale.

I Luperci, diretti da un unico magister, erano divisi in due schiere di dodici membri ciascuna chiamate Luperci Fabiani ("dei Fabii") e Luperci Quinziali (Quinctiales, "dei Quinctii"), ai quali per un breve periodo Gaio Giulio Cesare aggiunse una terza schiera chiamata Luperci Iulii, in onore di sé stesso. Secondo Dumézil è probabile che in origine le due schiere fossero formate dai membri delle gentes dalle quali prendono il nome (cioè i Fabii e i Quinctii). Secondo Mommsen un indizio potrebbe essree il fatto che il nome Kaeso si trova soltanto tra i membri di quelle due gentes e sarebbe collegato al februis caedere, cioè al tagliare (caedere) le strisce (februa) dalla pelle delle capre sacrificate.

In età repubblicana i Luperci erano scelti fra i giovani patrizi ma da Augusto in poi la cosa fu ritenuta sconveniente per loro e ne fecero parte solo giovani appartenenti all'ordine equestre.

Plutarco riferisce nella vita di Romolo che il giorno dei Lupercalia, venivano iniziati due nuovi luperci (uno per i Luperci Fabiani e uno per i Luperci Quinziali) nella grotta del Lupercale; dopo il sacrificio di capre (si ignora se una o più di una, se di genere maschile o femminile: secondo Quilici un capro) e, pare, di un cane[11] (che per Dumézil è cosa normale se i Luperci sono "quelli che cacciano i lupi"), i due nuovi adepti venivano segnati sulla fronte intingendo il coltello sacrificale nel sangue delle capre appena sacrificate. Il sangue veniva quindi asciugato con lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano ridere.

Questa cerimonia è stata interpretata come un atto di morte e rinascita rituale, nel quale la "segnatura" con il coltello insanguinato rappresenta la morte della precedente condizione "profana", mentre la pulitura con il latte (nutrimento del neonato) e la risata rappresentano invece la rinascita alla nuova condizione sacerdotale.

Venivano poi fatte loro indossare le pelli delle capre sacrificate, dalle quali venivano tagliate delle strisce, le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste. Dopo un pasto abbondante, tutti i luperci, compresi i due nuovi iniziati, dovevano poi correre intorno al colle saltando e colpendo con queste fruste sia il suolo per favorirne la fertilità sia chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali per ottenere la fecondità in origine offrivano volontariamente il ventre, ma al tempo di Giovenale ai colpi di frusta tendevano semplicemente le palme delle mani.

In questa seconda parte della festa i luperci erano essi stessi contemporaneamente capri e lupi: erano capri quando infondevano la fertilità dell'animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, mentre erano lupi nel loro percorso intorno al Palatino. Secondo Quilici, la corsa intorno al colle doveva essere intesa come un invisibile recinto magico creato dagli scongiuri dei pastori a protezione delle loro greggi dall'attacco dei lupi; la stessa offerta del capro avrebbe dovuto placare la fama dei lupi assalitori. Tale pratica inoltre non doveva essere stata limitata al solo Palatino ma in epoca preurbana doveva essere stata comune a tutte le località della zona, ovunque si fosse praticato l'allevamento ovino.

I romani si diceva rendessero omaggio al dio Lupercus,oltre che con il modo precedentemente descritto, con un rito annuale (forse più vicina alla nostra idea moderna di festa degli innamorati), che consisteva nel deporrei nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio in un'urna per poi estrarli a sorte.
Un bambino estraeva le coppie, che per dare legittimità al rito, dovevano stare insieme per un anno intero. L'anno successivo il rito veniva perpetuato estraendo nuove coppie.

5 commenti:

Crepereia ha detto...

E' veramente molto interessante il tuo blog. Sto leggendo in questi giorni un libro sui miti antichi e tratta anche dell'argomento che tu hai ben descritto.
Ti lascio un saluto.
Crepereia.

Eyliis ha detto...

Benvenuta!
Scusa se te lo chiedo ma di che libro si tratta?
Mi interesserebbe molto!

Crepereia ha detto...

Il libro si intitola : "Mitologia del Rito- da Odisseo ai Luperci" di Del Bello, Lanzetta ed. Simmetria.

Questa casa editrice è specializzata in pubblicazioni sul mondo pagano. Ho già letto altri libri sull'argomento.

Complimenti ancora per le cose che posti.
ciao

Eyliis ha detto...

Ciao e grazie!
Non farmi diventare rossa però! Non faccio nulla di speciale mi piace solo condividere con gli altri la mia passione... E mi piace molto fare le ricerche! Prima di inserire qui i post molte cose non le so neanch'io...
Grazie ancora!

Artic Swan ha detto...

SSSéééééééééé,non fai nulla di speciale! Stai praticamente facendo una Treccani Pagani tra un esame e l'altro...